Le temperature record non si fanno sentire solo alle nostre latitudini: per settimane in diverse zone dell’Asia il caldo ha messo in difficoltà la popolazione. Minacciando soprattutto i più piccoli. Secondo un recente rapporto dell’Unicef circa 1 miliardo di bambini – quasi la metà dei bambini del mondo – vivono in Paesi che sono ad “altissimo rischio” per l’impatto dei cambiamenti climatici
Con il cambiamento climatico il caldo si fa sentire, non solo in Italia: nelle scorse settimane temperature record sono state registrate in gran parte del continente asiatico, ora alle prese con la stagione dei monsoni. Si sono toccati i 45°C in India, 44.2°C in Vietnam, 43.5°C in Laos, 43°C in Myanmar, mentre in Thailandia il caldo ha toccato i 42°C nella capitale, con l’indice di calore – ossia la sensazione di temperatura combinata con l’umidità – ha raggiunto i 54°C.
Ma chi è a soffrire di più a causa del caldo?
Un recente report dell’Unicef intitolato “Oltre il punto di non ritorno” ha rivelato come nella regione dell’Asia orientale e del Pacifico a causa del cambiamento climatico i bambini siano altamente esposti a scarsità d’acqua (più di 140 milioni), inondazioni costiere (120 milioni), cicloni (210 milioni) e inquinamento atmosferico (460 milioni).
A livello globale, circa 1 miliardo di bambini – quasi la metà dei bambini del mondo – vivono in Paesi che sono ad “altissimo rischio” per gli impatti dei cambiamenti climatici, a causa di una combinazione di alta esposizione e alta vulnerabilità e di bassi livelli di capacità di farvi fronte. Tutti i Paesi dell’Asia orientale e del Pacifico sono a rischio “alto” o “estremamente alto”, secondo l’Indice di rischio climatico per l’infanzia (CCRI). Inoltre, la regione è una delle più colpite da molteplici tipi di shock e stress sovrapposti. Infatti, il 65% dei bambini deve affrontare quattro o più shock rispetto alla media globale del 37%, riducendo la loro capacità di sopravvivenza e danneggiando il loro potenziale di crescita.
Questi shock climatici sono sempre più frequenti e interagiscono con altri fattori di crisi, creando effetti moltiplicatori e impatti a cascata in tutta la regione. Il cambiamento climatico sta avendo un impatto sull’alimentazione, sull’istruzione (poiché i disastri danneggiano le infrastrutture), sul benessere nonché sulla salute dei bambini in quanto esposti ad un rischio maggiore di mortalità e morbilità, condizioni respiratorie croniche, asma e le malattie cardiovascolari. La crisi climatica si trasforma così in una crisi dei diritti dei bambini che colpisce e mina l’effettivo godimento delle tutele sancite dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Insieme ai bambini i più vulnerabili sono i poveri. In un recente reportage dall’India al Jazeera ha raccolto le testimonianze degli operai che faticano durante la loro giornata di lavoro di 12 ore. “Nel pomeriggio la situazione è terribile. Ci si sente come in un forno caldo”, ha raccontato Mamta ad Al Jazeera dal suo cantiere nella zona di Chhatarpur a Delhi. “È molto difficile lavorare con questo caldo… ma la mia famiglia dipende dai miei guadagni”.
A rimetterci è, quindi, la popolazione povera e quelli il cui lavoro richiede di stare all’aperto: operai, agricoltori, venditori ambulanti e lavoratori edili. “Che faccia caldo o freddo, non ho la possibilità di rimanere a casa”, ha raccontato Khan, un saldatore e padre di tre figli che guadagna 4-5 dollari al giorno.
“L’India è sempre stata un Paese caldo…ma il numero di giorni estremamente caldi e di ondate di calore (giorni consecutivi di caldo), è aumentato in tutto il Paese” ha dichiarato Aditya Pillai del Centre of Policy Research (CPR), citando il cambiamento climatico.
Oltre a causare difficoltà nello svolgimento delle attività lavorative, il caldo può causare problemi di salute come disidratazione, mal di testa, affaticamento, colpi di calore e persino la morte: dal 2010 si stima che in India siano almeno 6.500 le persone morte per malattie legate al caldo.
Secondo gli autori dello studio, i piani d’azione per il caldo – che sono gestiti e finanziati dai governi e mirano ad aiutare le persone ad affrontare il caldo estremo attraverso programmi di sensibilizzazione, formazione per gli operatori sanitari e metodi di raffreddamento a prezzi accessibili – devono essere attuati più rapidamente in India e in altri Paesi colpiti dal caldo.
“L’accesso all’assistenza sanitaria e a soluzioni di raffreddamento come ventilatori e condizionatori d’aria è assente per gran parte della popolazione di questa regione”, commenta Vimal Mishra, professore dell’Indian Institute of Technology di Gandhinagar. “Dovremmo andare oltre l’attribuzione delle cause e parlare di come sviluppare la resilienza climatica”.