La crisi economica che la pandemia ha portato con sé ha causato il rientro di più di 150mila di lavoratori migranti cambogiani dalla Thailandia. Ma, ritornando a casa, trovano poche opportunità
Dall’inizio della pandemia il numero di lavoratori migranti che sono rientrati in Cambogia supera i 150mila, 30mila dall’inizio del 2021. Meta di lunga data per i migranti cambogiani in cerca di lavoro è la Thailandia, dove secondo il ministero del Lavoro cambogiano sono presenti 1.020.000 lavoratori migranti, ma le ong per i diritti del lavoro stimano che il numero reale sia più vicino a due milioni. Secondo quanto riportato dall’agenzia cattolica di informazione in Asia, LiCAS.news, l’emergenza sanitaria, che ha avuto effetti devastanti anche sull’economia thailandese, ha lasciato senza lavoro milioni di persone e, tra queste, anche i migranti dalla Cambogia. Il ventottenne Nhem Vichea ha lasciato la Thailandia dopo che ha visto il suo salario essere dimezzato, ma anche dopo il suo rientro sta incontrando difficoltà nel trovare un lavoro dal salario di 400 dollari al mese che gli permetterebbe di provvedere all’istruzione dei suoi figli e alla restituzione del prestito ottenuto per l’acquisto di una casa.
Una volta arrivati al confine i migranti devono passare due settimane in quarantena in strutture gestite dal governo, dove però, nonostante vengano forniti di materassino, tenda per le zanzare e una coperta, spesso si ritrovano assembrati a dormire nella stessa stanza. Come il trentaseienne Mao Chhouen che, spinto dalle difficoltà economiche, al suo ritorno in Cambogia a inizio gennaio si è ritrovato in una classe con altri 11 migranti. Era in Thailandia per lavorare come operaio edile, ma viste anche le difficoltà nell’attraversare il confine regolarmente a causa delle restrizioni dovute alla pandemia, ha deciso di rientrare e, per farlo, con un guadagno giornaliero che oscilla tra i 400 e i 500 baht (tra i 13 e i 17 dollari), ha dovuto pagare ad un broker 2000 baht (circa 67 dollari) per una corsa in taxi per raggiungere il confine, quando normalmente ammonta a soli 200 baht (circa 7 dollari).
Ai migranti rientranti in patria che avrebbero rispettato le misure di quarantena era stato promesso un sussidio giornaliero di cinque dollari che non è mai arrivato. Non tutti però hanno osservato il periodo di isolamento: quando Chourn Samley ha attraversato il confine, la polizia di frontiera, vedendo che non portava con sé nessun bagaglio, pensava vi si fosse recata per degli acquisti. Una volta scoperto che era una lavoratrice migrante, le è stato imposto il periodo di quarantena. Un altro caso riportato dai media locali è quello di un uomo che ha cercato di eludere i controlli attraversando la foresta densa in prossimità del confine. Secondo il ministero della Salute cambogiano, i casi di Covid-19 nel Paese ammontano a 533, di cui 89 sono i migranti rientrati dall’estero.
Il primo ministro cambogiano, Hun Sen, ha affermato che saranno presi provvedimenti contro qualsiasi intermediario che aiuti i lavoratori senza documenti ad attraversare le frontiere e saranno imposte maggiori restrizioni ai varchi con la Thailandia, il Vietnam e il Laos. Inoltre, per chi viola il periodo di quarantena è prevista una sanzione fino a 1.250 dollari. Tuttavia, non sono state annunciate politiche per supportare il rientro di lavoratori migranti e secondo il Centro per l’Alleanza del Lavoro e dei Diritti Umani (Central) il governo dovrebbe dare priorità al sostegno ai lavoratori che rientrano dalla Thailandia che necessitano di maggiore protezione sociale e servizi ora che sono senza lavoro.