L’ex presidente sudcoreana Park Geun-hye è stata arrestata per corruzione. Ma dietro la sua vicenda personale c’è una crisi più profonda, che riguarda l’economia del Paese, nelle mani di potentati economici e con il debito delle famiglie a livelli altissimi.
Tre giorni fa la procura aveva deciso di richiedere un mandato d’arresto, descrivendo “molto seri” gli addebiti, nei suoi confronti. Ieri l’ex presidente Park, destituita lo scorso marzo, è stata arrestata. È accusata di aver agito in collaborazione con la ‘sciamana’ e sua confidente Choi Soon-sil, anch’essa arrestata, per estorcere donazioni alle società sudcoreane, tra cui il gruppo Samsung che avrebbe versato o promesso 39 milioni di dollari in gran parte a due fondazioni riconducibili alla sua collaboratrice. È la quarta ex presidente a essere indagata e la terza a finire in cella dopo Roh Tae-woo (morto suicida) e Chun Doo-hwan.
Ma dietro la sua vicenda personale c’è una crisi più profonda, quella dei problemi strutturali dell’economia locale, tuttora nelle mani dei potentati economici e con il debito delle famiglie a livelli da default. Sul blog di Mondo e Missione ne aveva parlato Stefano Vecchia, nostro collaboratore per l’Asia che vive a Bangkok in questo articolo.
Prima donna arrivata alla massima carica del Paese, figlia del generale-dittatore che è riconosciuto come fondatore del moderno Stato sudcoreano, la sessantaquattrenne Park è coinvolta in uno scandalo che ha come protagonista una sua confidente, Choi Soon-sil, che avrebbe usato il rapporto personale e le sue confidenze per interferire negli affari di Stato senza avere alcuna carica ufficiale. Inoltre l’appartenenza della signora Choi a un culto settario ha sollevato il sospetto che anche la presidente sia stata in qualche modo plagiata per favorire gli interessi della setta.
Park Geun-hye continua a respingere le accuse ma la sua vicenda personale riflette un fallimento più profondo: la sua amministrazione aveva tra le priorità ufficiali quella di moralizzare la vita pubblica e di aprire a giustizia sociale e welfare una nazione di fatto nelle mani dei potentati economici. La Samsung, ad esempio, garantisce quasi un terzo dell’intero Pil sudcoreano e vincola una parte ancor più vasta del settore produttivo.
Le proteste di piazza, tra le maggiori degli ultimi anni, hanno chiesto un cambio netto nel Paese. La Legge anti-corruzione entrata in vigore il 28 settembre era sembrata una svolta definitiva per contrastare pratiche diffuse e per troppo tempo tollerate. Al punto che l’undicesima potenza industriale mondiale retrocede regolarmente a livelli poco lusinghieri negli indici della corruzione e della trasparenza.Sono soprattutto le difficoltà strutturali dell’economia, tuttavia, a preoccupare cittadini e operatori economici: 6,6 milioni di sudcoreani sarebbero “a rischio default”, indebitati al punto da non potere più far fronte ai propri impegni in una realtà dove il debito delle famiglie supera il 160% del reddito disponibile.
Tra le priorità che si era data l’amministrazione Park era la riqualificazione e il ridimensionamento degli immensi conglomerati produttivi (chaebol) che, se sono stati per anni il “motore” della crescita, hanno però condizionato una larga parte delle scelte commerciali e strategiche del Paese. Il rapporto strettissimo tra politica e settori produttivi è una “catena” che va spezzata per portare il Paese a una condizione necessaria di benessere condiviso, legalità e stato di diritto.
La Chiesa continua in questo ad avere un ruolo di stimolo. Negli ultimi decenni, il cristianesimo nel suo complesso ha avuto in Corea una crescita notevolissima, coinvolgendo quasi un terzo degli abitanti e diventando maggioritario per quanti, poco più della metà della popolazione, si dichiarano in qualche modo religiosi. I cattolici sono 5,3 milioni, ovvero il 10,3% dei sudcoreani. Per la Chiesa cattolica, le ragioni di tale “avanzata”, in un Paese che ha sempre avuto nel confucianesimo la propria trama sociale e nel buddhismo un supporto spirituale, sarebbe legata alla necessità di maggiore spiritualità e religiosità da parte di una società che attraversa un rapido processo di sviluppo economico e di evoluzione.