Padre Franco Cagnasso da Dacca: «Dall’Italia, alcuni mi chiedono se c’è attesa per la sua visita anche da parte di fedeli di altre religioni. Posso dire di sì, ma è necessario capirsi bene. Ecco perché ho collezionato alcune domande che mi hanno rivolto…»
Il 30 novembre, a Dio piacendo, Papa Francesco metterà piede sul suolo del Bangladesh per la prima volta in vita sua, per effettuare la seconda visita papale della storia; la prima e finora unica fu di Papa Giovanni Paolo II nel 1986. Francesco arriverà dal Myanmar, dopo una visita di tre giorni programmata “in tandem” con la visita di tre giorni in Bangladesh; presumo che i politici e i diplomatici (laici ed ecclesiastici, cristiani, buddisti e musulmani) nel decidere le date non prevedessero che nel frattempo i i rapporti fra i due Paesi (che hanno un tratto relativamente breve di confine in comune) si sarebbero complicati enormemente a causa del problema dei Rohingya…
Chissà che ci abbia pensato invece la Provvidenza, mettendo il Papa nei pasticci per guidarlo a fare qualcosa che aiuti a districare la matassa?
Nel frattempo, i cristiani si preparano. Dall’Italia, alcuni mi chiedono se c’è attesa per la sua visita anche da parte di fedeli di altre religioni. Posso dire di sì, ma è necessario capirsi bene. Ecco perché ho collezionato alcune domande che mi hanno rivolto, per offrie un’idea delle “attese” che circolano fra la gente comune.
– Ma il Papa, è capo dei cattolici o dei battisti?
– È vero che il Vaticano confina con l’Italia? È più grande o più piccolo?
– Come vi trovate con un papa africano? Ho sentito dire che viene dall’Argentina…
– Vorrei parlargli direttamente, mi prenota un incontro?
– È lui che ha fatto costruire una moschea in Vaticano?
– In Italia, c’è un presidente come da noi, o fa tutto il Papa?
– Ci sono più abitanti in Bangladesh o in Vaticano?
– È lui che vi dà i soldi per convertirci?
Leggi nel suo blog Schegge di Bengala tutte le «schegge» di padre Franco Cagnasso