Emergenza anziani in Corea del Sud

Emergenza anziani in Corea del Sud

Un welfare ampiamente inadeguato e la crescenti divaricazioni di reddito accentuano drammaticamente le difficoltà della popolazione in età più avanzata. Così aumenta il tasso di mortalità tra gli ultraootantenni

 

Tra le maggiori economie dell’Asia, simbolo di tecnologia vincente, promotrice di tendenze e mode esportate ovunque nel mondo e di benessere raggiunto in pochi decenni dopo una guerra fratricida con il Nord, la Corea del Sud da qualche tempo comincia a mostrare anche le ombre nascoste nella sua società.

Il controllo ancora stretto dei suoi immensi conglomerati produttivi con la politica, la ristrutturazione industriale, scandali che hanno scosso profondamente l’apparente solidità del sistema-Paese, la crescente disoccupazione intellettuale e una società altamente competitiva rende quella coreana una società sempre meno solidale, che sembra andare alla deriva rispetto ai suoi fondamenti confuciani e a un rispetto per gli anziani che si associava tradizionalmente alle certezze garantite dalla famiglia. Un welfare anche in questo ambito ampiamente inadeguato e la crescenti divaricazioni di reddito che radicalizzano problematiche finora non riconosciute, accentuano drammaticamente le difficoltà della popolazione in età più avanzata.

Tanti ultra-sessantacinquenni sono senza pensione, senza famiglia e senza un sostegno che non sia quello più o meno occasionale delle organizzazioni caritative, in una situazione di sostanziale emarginazione in una realtà che esaspera modelli di giovinezza, benessere e – per le donne – sensualità. Una realtà spesso ignota agli stessi coreani, vissuta tra degrado e vergogna. Con risultati sempre più pesanti, nonostante una crescente coscienza sociale e le tante iniziative di contrasto alla alla povertà e all’emarginazione che coinvolgono anche la Chiesa cattolica.

Lo scorso anno le statistiche ufficiali hanno registrato un record di decessi per i sudcoreani di 80 anni e oltre: quasi 300mila sui 600mila decessi complessivi (in maggioranza uomini,161,187), con un incremento del 4,7 per cento dall’anno precedente (maggiore tra le donne, il 4,9 per cento). Un dato che è anche il peggiore dal 1983, anno in cui il dato è stato inserito nelle statistiche nazionali e a conferma di una tendenza in aggravamento nell’ultimo quinquennio.

In parte anche una conseguenza di inverni più lunghi e rigidi e estati più calde. I dati mostrano infatti il record di decessi in coincidenza con i mesi più freddi, gennaio e febbraio, i più gelidi dal 1973.

Un ruolo nell’aggravamento delle statistiche lo ha però anche l’aumento della vita media nel piccolo ma sovraffollato Paese estremo-orientale. Puntualmente registrato nel Censimento del 2017, da cui è emerso che su 55 milioni di abitanti, quelli con 65 anni d’età e oltre erano il 14 per cento, sostanzialmente il doppio dei giovani entro i 14 anni.

Quindi, a soli 17 anni dal suo ingresso ufficiale tra le “società in invecchiamento” nel 2000, quella sudcoreana era diventata una “società di anziani”, battendo ogni record globale. Le statistiche ma anche le analisi degli esperti confermano, insieme alle potenzialità del Paese che nel suo complesso apre a migliori cure e cibo, a servizi più consoni a una società in invecchiamento, la casistica di decessi tra la fascia più alta della popolazione, in intensificazione con una media giornaliera di 819 nel 2018 contro i 783 del 2017.

 

Foto: Flickr / Lig Ynnek