Il premier nazionalista indiano annuncia l’«atma nirbhar» – l’autosufficienza – come risposta economica alla crisi provocata dal Covid19. Con una campagna a «comprare indiano», ma anche lo stop alle imprese straniere per tutti gli appalti pubblici sotto i 2 miliardi di rupie
Nell’India alle prese con la gravissima crisi economica innescata dalla pandemia ieri il premier Narendra Modi ha annunciato le sue misure per la cosiddetta «Fase 2». Interventi soprattutto di tipo economico dal momento che almeno per ora nel Paese – che attualmente ha registrato 75.000 persone positive al Covid19 e oltre 2400 morti – ben poco si sa su quali scelte concrete verranno adottate per l’uscita dal lockdown che dovrebbe terminare domenica 17.
Intanto però il Paese è letteralmente in ginocchio: una stima diffusa oggi dall’Azim Premji University stima nell’80% la quota di persone che nelle grandi città indiane hanno perso il lavoro a causa della crisi. E sempre nelle grandi città sarebbero il 60% delle famiglie avrebbe ormai a malapena il denaro per comprarsi il cibo sufficiente per una sola settimana. Il tutto mentre dal Golfo Persico ci sono un milione di emigrati indiani che premono per essere rimpatriati, avendo perso anche là il proprio lavoro.
In questa situazione così delicata Modi ha annunciato ieri un ingente pacchetto di misure di stimolo per la ripresa dell’economia, mobilitando risorse pari al 10% del Prodotto interno lordo del Paese. Allo stesso tempo, però, non ha rinunciato a condire questa misura con toni fortemente nazionalisti: lo slogano lanciato è strato quello dell’«atma nirbhar», cioè dell’autosufficenza. Modi ha espressamente invitato i propri cittadini a «comprare indiano», esortandoli ad «alzare la voce per i prodotti locali». E che non si tratti semplicemente di uno slogan lo si è capito oggi quando – nel dettaglio delle misure, presentato dal ministro delle Finanze, la signora Nirmala Sitharaman, è comparsa una norma che vieta alle imprese straniere la partecipazione alle gare d’appalto pubbliche per importi inferiori ai 2 miliardi di Rupie (circa 25 milioni di euro). Mentre il ministro degli interni ha annunciato che negli spacci delle caserme della polizia dal 1 giugno si venderanno solo prodotti a marchio indiano. Una decisione che sta suscitando le ironie della rete con una serie di meme, compreso quello che ridisegna alcuni dei loghi dei prodotti delle multinazionali più note adattandoli ad espressioni in hindi (nella foto in alto).
Va detto che l’«atma nirbhar» è una campagna che andrà colpire in primis la Cina. Ma darà fastidio – per esempio – anche alle imprese italiane che negli ultimi anni hanno cominciato a guardare con maggiore attenzione al mercato interno indiano. Di certo si tratta di un approccio funzionale alla visione politica di Modi, che in questi anni ha costantemente puntato sull’identitarismo, a costo di contrapporre il mondo nazionalista indù alle minoranze sempre più spesso presentate come «straniere» nella sua India. È di poche settimane fa – per esempio – l’ultima ondata di violenze contro i musulmani che a Delhi protestavano contro la nuova legge sulla cittadinanza, che di fatto privilegia gli indù a scapito dei musulmani.