L’attesa udienza della Corte Suprema che in Pakistan avrebbe dovuto esaminare il caso della donna cristiana in carcere dal 2009 con l’accusa di blasfemia è stata rinviata a data da destinarsi. Un’altra dolorosa conseguenza delle pressioni dei fondamentalisti islamici
Doveva essere il giorno della verità e invece non lo è stato. Con il risultato che Asia Bibi resta comunque in carcere con una condanna a morte che continua a pendere sulla sua testa.
A Islamabad è stata infatti rinviata a una data da definirsi l’udienza della Corte Suprema del Pakistan che avrebbe dovuto esaminare il ricorso della donna cristiana da sette anni in carcere con un’accusa di blasfemia fondata solo sulla parola di alcuni testimoni. Uno dei giudici della corte, Iqbal Hameedur Rahman, ha notificato con una lettera la sua indisponibilità a far parte del collegio di tre persone nominato per esaminare il ricorso avanzato dalla difesa di Asia Bibi. La motivazione ufficiale addotta dal giudice è un’incompatibilità legata al fatto di aver già partecipato al collegio che ha esaminato il caso dell’omicidio di Salmaan Taseer, il governatore (musulmano) del Punjab ucciso nel 2011 per essersi schierato in difesa di Asia Bibi. L’assassino di Taseer, la sua guardia del corpo Mumtaz Qadri, è stato processato e condannato a morte: la sua esecuzione è avvenuta nello scorso mese di febbraio, in un clima incandescente in Pakistan.
Con il ritiro di Iqbal Hameedur Rahman ora il presidente della Corte dovrà nominare un nuovo giudice; pertanto l’udienza è stata aggiornata senza fissare alcuna data. Si teme che i tempi possano di nuovo essere lunghi; nel frattempo Asia Bibi rimane in carcere.
Al di là delle motivazioni tecniche non è difficile vedere dietro al colpo di scena di oggi il peso delle pressioni avanzate sulla Corte dagli ambienti fondamentalisti islamici che si oppongono alla revisione del processo e vorrebbero una rapida esecuzione di Asia Bibi, nonostante la donna continui a protestare la propria innocenza. La stessa udienza alla Corte Suprema a Islamabad è avvenuta tra imponenti misure di sicurezza per il timore di attentati o aggressioni.