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Icona decorativa, Icona decorativa13 Gennaio 2025 Franco Cagnasso

Guado difficile

Nelle due precedenti “schegge”, Mare Mosso e Pandora, ho cercato di offrire una descrizione molto sintetica e sommaria del “ribaltone” improvviso che il Bangladesh ha vissuto nel 2024. E ora?

Siamo ancora in mezzo, o forse nemmeno a metà del guado che dovrebbe permetterci di passare da un regime autoritario, autocratico, dittatoriale, fascista, e profondamente corrotto – per usare i termini correnti qui – ad un regime democratico, onesto, con un popolo libero di esprimere le sue opinioni. Su questi desideri, tutti d’accordo. Meglio, quasi tutti: la primo ministro, esautorata a furor di popolo pochi mesi fa, dopo un lungo silenzio si è fatta sentire, sostenendo che proprio l’attuale “regime” sarebbe davvero fascista. Che cosa esattamente ciascun interlocutore intenda con questo termine non saprei dirlo, è chiaro in termini generali: brutto, cattivo, disonesto e bugiardo. Chi è d’accordo con lei ritiene meglio non farsi sentire, ma suppongo che non si tratti solo di qualche individuo isolato.

Tanto è vero che si intrecciano, partendo da pulpiti diversi, accuse reciproche di “complotti”, con obiettivi ovviamente discordanti ma tutti in qualche modo influenzati dall’estero. Fra di essi emerge ripetutamente il presunto intento di creare inimicizia con l’India, per portare il Bangladesh ad allearsi con il Pakistan e la Cina. Il gioco è insieme politico e religioso, e fa leva anche sulle tradizionali inimicizie fra musulmani e hindu. L’India tiene d’occhio i comportamenti dei bengalesi con gli hindu, molti dei quali cercano di passare i confini perché non mancano i motivi per avere paura; il Bangladesh nega che ci sia questa oppressione, e se c’è – aggiunge – si tratta di casi isolati, mentre in India sarebbe il governo stesso a opprimere tutti i musulmani…

Quanto ad altre minoranze… per dirne una, gli abitanti di un villaggio sulle colline degli Hill Tracts, cristiani cattolici della popolazione Tripura, non avendo una cappella, per celebrare il Natale sono andati ad un vicino villaggio. Al ritorno hanno trovato 17 delle 18 loro case saccheggiate e rase al suolo dal fuoco. La polizia è intervenuta arrestando un buon numero di abitanti di un altro villaggio di Tripura cristiani, sostenendo che il vandalismo era motivato dai conflitti in atto da tempo proprio fra i due villaggi. Cosa non impossibile: esistono divisioni e lotta anche fra i tribali, ma… non riesco a non avere qualche dubbio…

Tutti d’accordo che occorre fare riforme di tanti tipi. Chi vorrebbe riscrivere la Costituzione per intero, chi la vorrebbe correggere. Sulle elezioni, che naturalmente tutti vogliono libere e pacifiche, alcuni sostengono che potranno esserlo solo se precedute da riforme adeguate, compito del governo provvisorio (non eletto), il quale ha dichiarato che spera di farcela a prepararli per la fine del 2015 o la metà dell’anno prossimo; altri lo accusano di fare il furbo tirando in lungo per decidere come vuole, senza sentire la volontà popolare: le elezioni – sostengono – vanno organizzate al più presto, lasciando che sia il governo eletto a studiare e attuare le riforme. E il partito sconfitto, l’Awami League? Una buona parte dei suoi leaders sono nascosti e ogni tanto qualcuno viene arrestato. Quanto ad escluderlo dalle elezioni, qualcuno dice che sia doveroso, visti i suoi comportamenti antidemocratici, altri pensano che devono essere gli elettori a giudicarlo… e la decisione non è ancora arrivata.

Gli studenti che hanno dato origine alla rivolta, si tengono allenati con richieste e manifestazioni, per ora soprattutto su temi limitati e localizzati, specialmente per riformare o “purgare” le loro facoltà universitarie pubbliche o private; ma hanno ormai l’abitudine di dare ultimatum perentori, anche al governo provvisorio, al quale hanno già minacciato il ritorno delle masse in piazza se non fa come dicono loro. Qualcuno, forse dimenticando che lo “status” di studente dovrebbe essere temporaneo, propone di fondare un partito degli studenti…

Poiché è ormai luogo comune che tutti i mali vengono dal governo precedente, non è difficile continuare la caccia ai cattivi, e fra l’altro è politicamente rilevante ottenere dall’India l’estradizione dell’ex primo ministro Hasina, per un processo che qualcuno ha paragonato al processo di Norinberga. Tuttavia, non manca chi fa rilevare che le innumerevoli denunce partite a raffica già durante e subito dopo le grandi manifestazioni, tutte contro centinaia di membri del partito perdente, con accuse di omicidi e altre amenità, e spesso riguardanti episodi risalenti ad anni prima, hanno spesso il sapore di tentativi di giustizia sommaria, o di calunnie, specialmente quando le richieste risultano firmate da centinaia di persone, molte delle quali dichiarano ora che non sapevano neppure quale fosse il capo d’accusa: erano contro il “nemico” e non firmare sarebbe stato inteso come collusione con gli sconfitti. La magistratura ha già rinviato al mittente parecchie di queste denunce ritenendole infondate e “politicamente motivate”.

L’ordine pubblico non sembra in buona salute. Rapine, furti, sequestri e altre amenità sono più facili di prima, anche perché le forze dell’ordine si muovono con molta cautela: sono accusate di aver ucciso centinaia di studenti e di aver commesso tanti soprusi; parecchie stazioni di polizia sono state date alle fiamme, alcuni fra loro hanno riconosciuto di aver eseguito omicidi extragiudiziari, e gestito la “sparizione” di avversari politici, eliminati o trattenuti in prigioni sotterranee segrete, che ora sarebbero state scoperte.

Fra le molte cose che bollono in pentola, c’è pure la revisione della storia completa del Bangladesh, demitizzando il “padre della patria” Mujibur Rahman o addirittura accusandolo di essere il precursore degli abusi antidemocratici compiuti dalla figlia Hasina. Obiettivo particolare sono i libri di testo delle scuole, già furbescamente purgati pochi anni fa da un movimento islamista – dove tanti nomi saranno cancellati e sostituiti. Al momento – ad esempio – si discute su chi, nel 1971, abbia dichiarato l’indipendenza del Bangladesh: chi ha letto la dichiarazione alla radio, o chi aveva in precedenza fatto un infuocato discorso in cui invitava alla lotta, o l’autonominatosi governo provvisorio, formatosi durante il conflitto e radunato in una zona liberata? Mi sono ritornate alla memoria le polemiche italiane fra comunisti che sbandieravano la loro lotta partigiana e altri che li accusavano di essersene “impadroniti”, ignorando volutamente il contributo offerto anche da altri partiti o movimenti…

Insomma, situazione difficile, ma tutto sommato potrebbe essere molto peggio: la vita quotidiana in molti posti continua senza scosse, e questo si può dire anche della zona di Dinajpur dove, prima di Natale, il prefetto ha incontrato i rappresentanti di varie religioni per esaminare con loro la situazione ed il da farsi.

Qualcuno mi ha ricordato che, storicamente, tutte le rivolte di popolo sono sfociate in una dittatura, perciò non è realistico pensare che in questo caso non sarà così. Sarà pure vero; ma… speriamo che per una volta si faccia eccezione!

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