India: «Aumentano le violenze contro le minoranze»

India: «Aumentano le violenze contro le minoranze»

La denuncia di un rapporto del Christian Collective: «Cresce a propaganda di odio dei militanti dell’estrema destra indù che accusano i missionari cristiani di convertire con la forza o con la frode gli indù e gli appartenenti a altre fedi»

 

Sulla scorta di una serie di incontri condotti in diverse località del Paese tra aprile e maggio scorsi, il Christian Collective, una iniziativa di pace e di armonia di vari gruppi e attivisti della comunità cristiana indiana, ha diffuso un rapporto sulla situazione della libertà religiosa in India, con un accento particolare sulla condizione dei battezzati.

I dati demografici sono i più facili da analizzare: A fronte di una popolazione di 1,21 miliardi di indiani, come dal censimento 2011, gli indù sono il 79,8%, i cristiani il 2,3% (27,81 milioni). Da rilevare che se il numero dei battezzati è cresciuto rispetto al censimento precedente, quello del 2001, la loro percentuale è rimasta pressoché inalterata. Un dato non da poco, visto che proprio una presunta corsa alla conversione da parte di Chiese e congregazioni alimenta la pressione dell’induismo radicale sulla minoranza, accusata di espandersi con conversioni incentivate, quando non forzate, da altre fedi.

Se comunità cristiane sono presenti in quasi tutti gli Stati e Territori dell’India, costituiscono una minoranza variamente consistente negli Stati di Meghalaya, Mizoram, Nagaland (tutti nel Nord-Est), Goa, Kerala, Jharkand, Chhattisgarh, Odisha (Orisa) e Isole Andamane e Nicobare. Generalmente si tratta di una presenza assai sparsa, disomogenea, che risente delle origini perlopiù fuoricasta (dalit), tribali o aborigene (adivasi) che solo in parte sfugge alle regole della tradizione socio-religiosa di matrice induista, centrata sulla differenziazione per nascita attraverso la collocazione castale. Questo crea insieme vincoli esterni e interni alla comunità cristiana, alimentando rivendicazioni di uguaglianza e pressioni per un rientro nell’alveo induista.

Dal rapporto però emergono anche due aspetti fondamentali: le relazioni con la religione di maggioranza e la situazione politica con i suoi riflessi religiosi, soprattutto dopo la vittoria nel maggio 2014 dei nazionalisti filo-induisti che ha portato al potere il primo ministro Narendra Modi.

Nell’ultimo quinquennio, sottolinea il rapporto, «molti membri delle minoranza religiose, cristiani inclusi, sono stati vittime di violenze mirate». A porli nel mirino, soprattutto «la propaganda di odio dei militanti dell’estrema destra indù che accusano i missionari cristiani di convertire con la forza o con la frode gli indù e gli appartenenti a altre fedi». Inoltre, le leggi sono state utilizzate per impedire libertà di espressione e altre libertà civili per i cristiani, oltre che per intimidire e ridurre al silenzio i difensori dei diritti umani che assistono i gruppi meno favoriti (adivasi e dalit) tra i battezzati. Una situazione evidenziata anche in un rapporto del 2012 dell’inviato speciale delle Nazioni Unite sulla Situazione degli attivisti per i diritti umani dopo una visita nel Paese.

Le elezioni generali di due anni fa hanno portato al potere il Bharatiya Janata Party, nato come ala politica dell’organizzazione nazionalista indù Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss) il cui intento è di riportare l’India a una presunta identità originaria indù. Un obiettivo per cui promuove un trattamento di serie B per tutti i non indù e l’impegno a consentire loro di risiedere nel Paese solo se sottomessi alla maggioranza. Con la migrazione come alternativa.

«Anche la scelta di candidare Narendra Modi alla carica di premier è stata voluta dall’Rss, che dal suo ingresso in carica ha attenuto una visibilità pubblica ben maggiore e rilanciato la volontà persecutoria». «Mentre i cristiani – registra ancora il rapporto che riporta anche una consistente casistica di abusi, pressioni e violenze anticristiane – sono stati nel tempo oggetto di violenza e violazione dei diritti umani, la loro emarginazione viene influenzata sempre più dalla propria identità multipla. Per questo motivo, i tribali cristiani (all’incrocio di problematiche etniche e religiose), i dalit cristiani (all’incrocio di caste e religione) e le donne cristiane (ugualmente coinvolte da discriminazione di genere e di fede) sono state resi più vulnerabili e con un rischio accresciuto di perdere i diritti di cittadinanza».