La città più sorvegliata al mondo

La città più sorvegliata al mondo

Sono oltre 2,5 milioni le videocamere disposte nei punti strategici della metropoli cinese di Chongqing, con una “copertura” di almeno la metà dei suoi 31 milioni di abitanti

 

Già nota per la sua estensione e popolazione, per diverse fonti il maggiore agglomerato urbano del pianeta, la megalopoli cinese di Chongqing è ora ufficialmente anche la municipalità più “spiata” al mondo.

Frutto dell’unione di diverse città, distretti e contee, con almeno 31 milioni di abitanti, è amministrativamente una delle quattro “municipalità di livello provinciale” del Paese, ovvero direttamente sottoposte al controllo governativo insieme a Pechino, Shanghai e Tianjin. Chongqing ha avuto un ruolo di primo piano nelle politiche del Partito comunista, è stata fucina di idee e di leader e anche teatro di quella che è stata forse la principale crisi interna del partito dominante con le vicende che all’inizio del decennio hanno coinvolto Bo Xilai, astro nascente del partito in contrasto con l’attuale leadership cinese, fautore del neo-maoismo. Bo Xilai fu coinvolto forse non del tutto casualmente in una vicenda scandalistica ma anche in un procedimento legale per corruzione che lo hanno costretto prima alle dimissioni dalla carica di segretario locale del Partito comunista e poi al carcere.

Sarebbero oltre 2,5 milioni le videocamere disposte nei punti strategici del territorio, con una “copertura”, si calcola, di almeno metà degli abitanti complessivi, equivalente a 168 ogni 1000 abitanti. Numeri che portano a superare la “densità” di videocamere della capitale Pechino. Tanto per avere dei termini di paragone, nella statistica delle città più videosorvegliate al mondo diffusa da Comparitech, sito di analisi dei servizi tecnologici, se Chongqing e Shanzhen sono ai primi due posti tra i dieci “primatisti” della videosorveglianza, tra le città non cinesi compaiono solo Londra e Atlanta.

Il primato di Chongqing, che ha ovvie ragioni di controllo del traffico, di prevenzione e repressione della criminalità e di pubblica sicurezza, è per gli esperti legato anche alla campagna contro la criminalità organizzata voluta appunto da Bo Xilai nel periodo in cui fu segretario del Partito comunista locale tra il 2007 e il 2012. Con una tecnologia che era sì diffusa ma di minore efficienza e possibilità, Bo decise per una estesa campagna di sorveglianza attraverso intercettazioni telefoniche, “cimici” e controllo di internet. E i suoi successori, come pure l’amministrazione cittadina, hanno portato avanti il suo impegno, che peraltro si accorda perfettamente con quello ormai diffuso negli agglomerati urbani dell’immenso Paese asiatico. Come dimostra il ruolo di Chongqing, centrale nel Progetto Skynet, sistema di sorveglianza esteso su tutto il territorio nazionale con l’installazione finora di 20 milioni di videocamere a cui se ne aggiungeranno molte altre nei prossimi anni, con un utilizzo di tecnologie sempre più sofisticate.

A Pechino e Shanghai, alla video sorveglianza sono associate tecnologie di riconoscimento facciale che consentono la piena individuazione di chi viola traffico, ordine pubblico o direttive politiche. Allo stesso modo, a Shenzhen, che è stata una delle protagoniste del “miracolo economico” cinese ed è oggi una delle città cinesi più moderne, chi viola la legge viene immediatamente avvertito dell’infrazione e la sua identità e mancanze vengono rivelate al pubblico su grandi tabelloni luminosi.

“Con la mancanza di diritti di privacy, con un impegno di sorveglianza di lunga data e la volontà politica di procedere allo sviluppo tecnologico, non è una sorpresa che la Cina si trovi ora a questo livello”, ha sottolineato Sophie Richardson, direttore per la Cina di Human Rights Watch. La conseguenza è che “sempre più individui in tutto il paese non possono vivere al di fuori del controllo visivo dello Stato”.

 

Foto: Flickr / Zach Stern