Più di un milione di cittadini in strada per protestare contro la proposta di legge sull’estradizione. I cattolici in prima fila
Hong Kong è fatta così: a volte sembra una città rassegnata, un po’ cinica, destinata ad essere assorbita nel sistema nazionale, a diventare una delle tante città della Cina.
Ma, proprio nei momenti cruciali, Hong Kong tira fuori un’energia, un’anima che temevi non ci fosse più. Ieri più di un milione di persone (un milione!, in una città che non raggiuge i sette milioni di abitanti, un milione sono davvero tanti!) sono scesi sulle strade per protestare contro la proposta di legge sull’estradizione. Il parlamento, controllato da una maggioranza pro-Cina, non eletta dal popolo, dovrebbe votarla il 12 giugno. In questo modo cittadini di Hong Kong potranno essere estradati in Cina per cose che in Cina sono considerate reati. Comportamenti economici e di opinione, che fanno parte di una società libera, potrebbero essere sanzionati con l’estradizione in Cina. Sarebbe un colpo mortale per l’autonomia e le libertà di Hong Kong, una città amministrata secondo il principio di “un Paese – due sistemi”.
Una manifestazione così massiccia non si era mai vista. Tutti hanno pensato alla grande manifestazione del giugno 1989, a sostegno degli studenti uccisi a Tiananmen. Poi, nel 2003, una simile grande manifestazione impedì l’approvazione della legge sulla sicurezza nazionale che avrebbe deprivato Hong Kong delle sue libertà. Nel 2014 fu la volta della ’rivoluzione degli ombrelli’, che mirava (questa volta senza successo, purtroppo), all’introduzione della democrazia ad Hong Kong.
Lo scorso martedì, 4 giugno, 200.000 persone si sono radunate al parco Victoria per commemorare il 30mo anniversario del massacro di piazza Tiananmen. Due giorni fa migliaia di avvocati in strada contro la legge di estradizione, fatta apposta per intimidire la gente e sottoporla al clima oppressivo che il regime di Pechino vuole estendere a Hong Kong.
Ieri tutti in strada, a cominciare dai fedeli cattolici, dai loro parroci e dai missionari. Il cardinale Joseph Zen, la coscienza di Hong Kong, protagonista anche questa volta. E tantissimi i giovani. E anche il mondo economico, solitamente pro-Cina. Dunque nonostante i rapimenti dei giornalisti dissidenti portati a forza in Cina negli scorsi anni, e nonostante l’incarcerazione dei pacifici leader della rivoluzione degli ombrelli, Hong Kong non si lascia intimidire. Difficile dire se il governo locale, dall’autonomia sempre più fittizia, tornerà sui suoi passi e accantonerà la terribile proposta di legge.
Osservate Hong Kong nei prossimi giorni, il futuro della Cina (e del mondo) passa da lì.