Cinque anni dopo il tifone Haiyan che ha ucciso 6000 persone nelle Filippine, l’amministrazione di Tacloban ha regalato 45 bus elettrici al servizio pubblico locale. Un’iniziativa che facilita il movimento dalle periferie al centro ai tanti sfollati ancora in città ma anche un piccolo passo nella lotta all’inquinamento atmosferico in un luogo simbolo dei cambiamenti climatici
Una schiera di pulmini verdi sono parcheggiati in fila mentre in sindaco di Tacloban, città di 200mila abitanti sulle coste dell’isola filippina di Leyte, procede al taglio del nastro. Con questa cerimonia un paio di settimane fa l’amministrazione locale insieme alla cittadinanza ha festeggiato la messa in strada di una flotta di 45 jeepney nuovi fiammanti e completamente ecologici.
I jeepney – incrocio linguistico tra jeep e jitney (che nello slang americano significa piccolo bus) – sono una forma tipica del trasporto pubblico locale: agili e leggeri nonché dotati di una carrozzeria coloratissima che fa subito folklore si sobbarcano gran parte del traffico urbano. Di norma i pulmini filippini non sono considerati un’eccellenza in termini di sostenibilità, ma anche questa immagine è stata ribaltata proprio a Tacloban.
I jeepney in questione – introdotti da un piano di modernizzazione del trasporto pubblico finanziato dal governo Duterte – funzionano infatti a energia solare, sfruttando una tecnologia a dinamo già sperimentata a Singapore e in Malesia. Anche se mentre viaggiano raccolgono i raggi del sole, per funzionare a pieno regime i veicoli senza motore devono essere periodicamente attaccati alla corrente ma bastano quattro ore di ricarica per garantire 130 chilometri di autonomia. Gli e-jeepney sono anche più grandi del normale, trasportano 22 passeggeri e sono dotati di telecamere di sorveglianza a circuito chiuso, prese elettriche, wifi e un’obliteratrice automatica. Tutte caratteristiche notevoli che il governo locale potrebbe avere interesse a mettere in mostra nelle strade più in vista del capoluogo.
Invece, contro ogni previsione, i jeepney elettrici sono destinati alla tratta Tacloban-Palanog che dal centro porta alla parte settentrionale della città dove sorgono undici campi profughi. Qui abitano oltre novemila sfollati sopravvissuti al tifone Haiyan, che ha colpito le coste filippine nel 2013 uccidendo oltre 6000 persone e che ancora oggi è considerato uno dei più gravi uragani mai abbattutosi sulla Terra. Dopo quella tragedia, migliaia di persone le cui case sono state distrutte dalla calamità soprattutto nei distretti di San Jose e Sagkahan si sono concentrate a Tacloban e ancora oggi – a cinque anni dal tifone – vivono come rifugiati in alloggi di fortuna e stentano a riprendersi.
Ecco perché la notizia dell’arrivo di un servizio di trasporto efficiente dà speranza a molti. Prima di oggi, questa rotta era coperta da autobus gratuiti (mentre ora il biglietto costerà 20P per corsa) che però viaggiavano una sola volta al giorno per direzione di marcia. «Avevamo difficoltà ad andare in centro città per la mancanza di veicoli – spiega una donna che risiede a North Hill Arbours nel baranggay Santo Nino – Dovevamo aspettare ore in coda alle fermate e spesso per questo arrivavamo tardi al lavoro o a scuola».
Per ora gli e-jeepney sono gestiti da un’unica società ma il governo ha dichiarato di voler incoraggiare gli operatori locali a fare domanda per ottenere la gestione di alcuni veicoli in franchising. Per la comunità locale, comunque, l’arrivo dei bus elettrici già è un passo avanti, visto che piloti e controllori sono stati selezionati anche tra gli sfollati, mentre tutti gli aspiranti guidatori hanno seguito un corso di formazione prima di salire a bordo.
La sostituzione di jeepney fatiscenti con veicoli ecologici è un piccolo passo per affrontare il problema dell’inquinamento atmosferico a livello locale ma particolarmente significativo a Tacloban che – con centinaia di morti causati dal tifone Haiyan – è diventato il luogo simbolo delle vittime dei cambiamenti climatici. La filippina Joanna Sustento, sopravvissuta al ciclone e attivista ambientale, ha commentato: «Il trasporto elettronico a Tacloban è bel un passo verso il cambiamento, ma è una soluzione provvisoria. Non possiamo risolvere i problemi ambientali se non identifichiamo, esponiamo o sradichiamo le cause alla radice attraverso leggi e politiche specifiche. In questa lotta mi aspetto che le persone sopravvissute a Haiyan siano in prima linea».