AL DI LA’ DEL MEKONG
Le querce di Monte Sole

Le querce di Monte Sole

Sto predicando gli esercizi spirituali a un gruppo di suore cambogiane e trovo un’inaspettata corrispondenza tra la vita delle comunità cristiane decimate dalle truppe naziste nel 1944 e la tragedia del popolo cambogiano le cui vittime purtroppo furono molte di più

«Si piegano le querce
come salici
sul cuore delle rocce
a Monte Sole»
L. Gherardi
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Da qualche giorno sto predicando gli esercizi spirituali annuali a un gruppo di suore cambogiane. Ci troviamo a due passi dal Mekong, sulla sponda ovest, poco prima che le acque del fiume raggiungano la capitale Phnom Penh. Le vediamo scorrere di fronte a noi, quest’anno abbondanti e invadenti. Siamo ospiti nella casa che fu l’ultima dimora di Mons. Émile Destombes, vicario apostolico di Phnom Penh dal 1997 al 2010. Émile è morto qui il 28 gennaio del 2016, all’età di ottant’anni, lasciando dietro di sé un ricordo grato e una filiale devozione, quella che si riserva solo a chi è stato veramente padre. Prakot, la signora che lo ha amorevolmente accudito fino alla fine, mi ha mostrato alcuni oggetti personali che furono di Émile, fino al letto di morte, ultimo altare dove ha celebrato l’Eucarestia poche ore prima di spirare. «Negli ultimi anni di vita – racconta Prakot – monsignore era preoccupato di poter celebrare messa tutti i giorni. “É per il popolo” diceva, con una tale fede nella necessità e nell’efficacia del sacramento da non riuscire a farvi a meno. “Sono sacerdote, celebro per il popolo, perché abbia ogni giorno la vita di Dio”».

Molti hanno raccolto forza da questa sua fede. Émile ha letteralmente ricostruito la Chiesa cambogiana dopo gli eventi tragici culminati con l’ascesa al potere e la successiva caduta di Pol Pot. Rientrato in Cambogia dopo il crollo del muro di Berlino che ha posto fine all’occupazione vietnamita, è stato lui ad organizzare e presidere nella Pasqua del ’90 la prima Eucarestia pubblica dopo che dall’aprile del 1975 tutti i missionari stranieri erano stati espulsi e i preti locali cominciarono a morire. Tra questi morì di stenti anche Mons. Joseph Chhmar Salas, primo vescovo cambogiano di Phnom Penh e fratello di Prakot.

La foto in alto mostra la famiglia di Émile. Papà, mamma e quindici figli! Sarebbero stati sedici se uno di loro non fosse morto giovane. Émile è il quarto in piedi da destra. Associo la sua persona alla parabola di Gesù sul regno di Dio che «è come un granellino di senapa (…) il più piccolo di tutti semi (…) ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra». Émile con la sua statura umana e cristiana era proprio così, come dice Gesù, un albero ospitale, una casa per migliaia di fedeli e non solo. Laddove per fede qualcuno celebra l’Eucarestia, frammento ospitale del Regno, allora si trova un riparo sotto la Sua ombra. Questo vale tanto più in Cambogia, terra che fu di stermini e di paure. «Sono sacerdote per il popolo, perché abbia ogni giorno la vita di Dio».

Nei ritagli di tempo, in questi giorni di ritiro, tra una meditazione e l’altra, circondato dalla preghiera delle suore, sto rileggendo per l’ennesima volta il libro di Luciano Gherardi, Le querce di Monte Sole, e trovo un’inaspettata corrispondenza tra la vita delle comunità cristiane di cui parla il libro, situate tra le valli del Setta e del Reno in provincia di Bologna, decimate dalle truppe naziste fra il 29 settembre e il 5 ottobre del 1944, e la tragedia del popolo cambogiano le cui vittime purtroppo furono molte di più. Il libro si apre con un poesia struggente, parla delle querce di Monte Sole che hanno visto e custodiscono la memoria di quegli eccidi. «Hanno memoria le querce / hanno memoria», «memoria di recinti profanati / memoria dell’agnello e del pastore / crocifissi». Poi ancora, «si piegano le querce come salici / sul cuore delle rocce» a raccontare di «stermini e di paure», «del Kyrie degli angeli» sulle vittime innocenti, della guerra, di ogni guerra. E infine, «Ardono le querce / come il cero pasquale / sul candelabro della notte / a Monte Sole».

Leggere il libro di Gherardi è un pò come entrare nella foto di famiglia di Émile. Altri tempi… ma dall’humus di una terra così laboriosa e credente, simile alla terra e alla famiglia che hanno dato i natali a Mons. Émile, raccolgo un’altra preziosa radice di fede e umanità. Il libro documenta l’ostinazione al bene di tanti sacerdoti, ma anche di tante maestre così devote all’umano e al divino che con la loro audacia permisero alle tante scuolette di paese lungo la valle degli eccidi, di funzionare e formare centinaia di ragazzi. Sono state loro, «religiose e laiche – scrive Gherardi – che hanno preso sulle spalle il mondo». Hanno prevenuto, arginato il male, educando. Ne traggo profitto e speranza pensando alla nostra scuola media appena costruita qui in Cambogia. Prendo forza dalla signorina Antonietta Benni, «la sua fede era l’armatura della comunità». Morirà insieme a tanti altri, uccisa nelle rappresaglie di quei giorni. Era sempre animata dal «convincimento di appartenere in vita e in morte» a quel popolo, e faceva dell’aula scolastica il «crocevia di tutti i percorsi dell’esistenza quotidiana: il religioso, il familiare, il laborioso, il ludico, il sociale». «Non c’era pena che non le arrivasse, dissapore familiare che non finisse per trovare nel suo consiglio una schiarita…». E poi la signorina Maria Fiori, anche lei maestra devota, «venuta la mondo con l’istinto del bene», che «insegnava a leggere, a conoscere Dio, a praticare la virtù». Insomma sono queste le querce di Monte Sole, figli di una terra laboriosa e credente. Penso ancora a Émile, quercia di questa terra cambogiana. Penso all’humus umano e divino che è stata la sua famiglia di sedici figli. Possa la Cambogia avere dalla sua parte ancora tante persone così. Possa l’Italia avere dalla sua parte ancora tante maestre così. «Si piegano le querce / come salici / sul cuore delle rocce / a Monte Sole». Danno riparo, sollievo, vita eterna.

1 L. GHERARDI, Le querce di Monte Sole. Vita e Morte delle comunità martiri fra Setta e Reno. 1898-1944, Il Mulino, Bologna 1986. Da leggere!