Mentre il mondo è affaccendato a vincere la sfida immane della pandemia, e ha dunque bisogno della collaborazione della Cina, a Hong Kong vengono arrestati i 15 principali esponenti dell’opposizione. È come se avessero arrestato tutti insieme campioni della non violenza come Martin Luther King, Mahatma Gandhi, Steve Biko e don Lorenzo Milani
Sabato 18 aprile sarà ricordata come un’altra data nera, in un’escalation sempre più drammatica, nella storia di Hong Kong. La polizia ha arrestato i 15 principali esponenti dell’opposizione democratica e pacifica. Spicca su tutti l’avvocato ottantunenne Martin Lee, il popolarissimo «padre della democrazia di Hong Kong», colui che la notte dell’handover, il 1 luglio 1997, si rivolse al popolo di Hong Kong dal balcone del parlamento chiedendo la democrazia. Lee, che ha partecipato alla stesura della carta costituzionale di Hong Kong, non aveva mai subito procedimenti giudiziari. E sabato ha dichiarato di essere orgoglioso di condividere la sorte di tanti giovani coraggiosi arrestati per la democrazia.
Insieme a Martin è stato arrestato Lee Cheuk-yan, considerato un eroe a Hong Kong per aver portato aiuto ai giovani di piazza Tienanmen nel giugno del 1989. Lo scorso novembre parlò in alcune scuole di Milano e Lecco, e sedevamo allo stesso palco, presso il Teatro Pime, di fronte ad una immensa platea su invito della rivista Tempi.
È stato arrestato Albert Ho, che non poté venire a Milano perché misteriosamente picchiato qualche giorno prima. E poi le miti e combattive Margaret Ng e Cyd Ho. Tra gli altri arrestati Jimmy Lai, fondatore del giornale di opposizione Apple Daily e Leung Kwok-hung, il noto attivista e parlamentare conosciuto da tutti come Long Hair per la sua lunga capigliatura.
Conosco questi leader da tanti anni. Con Martin Lee e Lee Chuek-yan ho un rapporto personale: sono coraggiosi, onesti e pacifici. Le accuse, per situazioni accadute durante le dimostrazioni della scorsa estate, sono così pretestuose che fanno onore agli accusati e disonore a chi ne ha ordinato l’arresto.
Per quanto mi riguarda, è come se avessero arrestato campioni della non violenza come Martin Luther King, Mahatma Gandhi, Steve Biko, don Lorenzo Milani (quest’ultimo non finì in prigione solo perché morì prima della condanna). Anche loro subirono processi per aver violato le leggi umane. Ma per dirla con don Milani, «le leggi degli uomini sono da osservare quando sono giuste – cioè quando sono la forza del debole -; ma quando non sono giuste – cioè quando sanzionano il sopruso del forte -, bisogna battersi perché siano cambiate». «La storia dà torto e dà ragione» (De Gregori): credo che verrà un giorno in cui costoro saranno onorati come i precursori della democrazia e della libertà, a Hong Kong e in Cina.
Nelle elezioni dello scorso novembre la gente aveva votato in modo plebiscitario a favore della democrazia. Ora, in piena crisi del coronavirus, mentre il mondo è affaccendato a vincere la sfida immane della pandemia, e ha dunque bisogno della collaborazione della Cina, a Hong Kong si decapita l’opposizione democratica. Quella di sabato scorso è stata un’azione dalla tempistica subdola e disonesta e, come ha denunciato la parlamentare Claudia Mo, da «regno del terrore». E in effetti siamo entrati in uno stato di polizia, a giudicare dalle inquietanti parole del capo della Polizia Tang Ping-keung contro Martin Lee: «Ha incoraggiato i giovani a disobbedire alla legge. Invece di sentirsi onorato si dovrebbe vergognare». Credo che a Hong Kong non sia mai successo che il capo della Polizia parli come un politico, infangando un cittadino finora incensurato, e non ancora condannato nel procedimento in corso.
A Hong Kong non c’è più nessun altro da arrestare, a meno che il governo guidato dalla sventurata Carrie Lam, non ordini anche l’arresto del cardinale Joseph Zen, «la coscienza di Hong Kong», amico e solidale con gli arrestati, e fortemente legato a Martin Lee e Jimmy Lai, entrambi ferventi cattolici.
Gli arrestati sono stati rilasciati su cauzione. Il fatto di non pensarli dietro le sbarre, per noi che vogliamo loro bene, è un momentaneo sollievo. Si dovranno presentare in tribunale il 18 maggio. In caso di condanna, rischiano fino a cinque anni di prigione. Seguiremo la loro vicenda, e non faremo mancare la nostra solidarietà.