In India l’associazione dei produttori di zucchero, supportata dal governo, ha lanciato una campagna per convincere i cittadini a mangiare più zucchero. Un’iniziativa per provare a risolvere l’eccesso di offerta dello zucchero che però stride con ogni raccomandazione sanitaria dell’Oms
In barba alle sugar taxes, le imposte su bevande e cibi dolciastri che sono allo studio in molti Paesi occidentali alle prese con l’obesità, il governo indiano fa girare un dolcissimo messaggio che dice più o meno così: «Mettete un cucchiaio di zucchero in più nel tè e aiuterete il vostro Paese».
Una richiesta patriottica che per una volta implica tutt’altro che sacrificio e che però non è esattamente una buona notizia…
Bisogna sapere che l’India è il secondo produttore e consumatore di zucchero al mondo. Tuttavia, ne produce più di quello che il Paese riesce a consumare. A determinare la sovra produzione ormai cronica sono soprattutto gli incentivi destinati ai coltivatori di canna da zucchero delle aree rurali del Paese, sperdute geograficamente ma politicamente importantissime.
Per risolvere l’eccesso di offerta non è sufficiente la strada dell’esportazione, visto che i costi di produzione dello zucchero in India sono altissimi e per niente competitivi sul mercato globale. Il governo ha destinato sussidi per aiutare l’esportazione ma questo approccio non ha risolto il problema e per giunta è stato contestato dalle altre nazioni produttrici di zucchero, come Australia e Guatemala. Per usare il surplus di canna da zucchero si è provato allora a trasformarlo in etanolo e a usarlo come carburante, senza però mettere fine alla questione.
Così i produttori di zucchero rappresentati dall’Indian Sugar Mills Association e supportati dal governo hanno deciso di avviare una campagna per incoraggiare gli indiani a ingoiare più zollette e ridurre così l’eccesso nazionale di zucchero.
Ad oggi l’India è già in cima alla classifica dei Paesi consumatori di zucchero ma soltanto in quantità totale; il consumo per persona è invece al di sotto della media mondiale con circa 19kg consumati ogni anno a fronte dei 23 kg pro capite adoperati a livello globale.
Proprio su questo dato spingono i produttori che hanno aperto un sito web (meetha.org) su cui hanno cominciato a diffondere messaggi per sfatare quelli che chiamano «miti sugli effetti negativi dello zucchero sulla salute». Sui social pubblicano post contro i dolcificanti artificiali e online sono organizzate persino apposite conferenze con nutrizionisti e chef che naturalmente non stigmatizzano il consumo di zucchero.
I produttori hanno anche realizzato un ricettario tra i cui ingredienti – manco a dirlo – c’è sempre molto zucchero.
La campagna indiana stride con la battaglia che l’Organizzazione mondiale della Sanità combatte da anni per ridurre il consumo di zucchero associato a malattie come l’obesità e il diabete. Anteponendo, così, ragioni economiche alla salute, con un cucchiaio di zucchero l’India fa ingoiare ai suoi cittadini una pillola amara.
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