Oggi padre Mario Marazzi, missionario del Pime a Hong Kong, compie 90 anni. Una vita dedicata alla missione, in Cina come in Italia, nel segno della semplicità e della bellezza
Il 22 maggio, a Hong Kong, padre Mario Marazzi compie 90 anni. L’amatissimo missionario del Pime è in grande forma. Il suo entusiasmo e la sua vivacità sono davvero contagiosi. E così continua a svolgere, con la semplicità e la generosità ben note a chi lo conosce, un prezioso servizio alla missione, a cui continua a donare con dedizione e amore l’intera sua vita. Un missionario a cui è impossibile non volere bene e ammirare con tutto il cuore. Tante persone, anche non vicine alla Chiesa, nutrono fiducia e stima sconfinata in padre Mario. E con lui sono molto generose di tempo, di doni e di sostegno economico. Sanno che con lui, un uomo davvero povero e staccato dai beni, va tutto a chi ne ha davvero bisogno.
Uomo di preghiera e di ottime letture spirituali, prima di farsi missionario, padre Mario ha pensato al matrimonio e ha lavorato come operaio per dieci anni. Nato nella splendida Mandello del Lario (sul lago di Como, un luogo che continua ad amare moltissimo), è entrato nel Pime a 24 anni ed è stato ordinato prete nel 1960, a 32. Hong Kong è stata da subito la sua missione. Ha imparato benissimo la lingua cantonese, parlata e scritta. E si è impegnato con tutto se stesso per calarsi nella vita della gente, diventando uno di loro. L’inculturazione, ovvero il “farsi” come la gente e vivere come loro, è stato un impegno costante nella sua vita, fino a scegliere di vivere, per dieci anni, in una famiglia nella città di Guangzhou (Canton), quando lui, di anni, ne aveva già 75.
All’arrivo di padre Marazzi, Hong Kong era una colonia britannica. La città, conosciuta come la “Perla d’Oriente”, era un singolare crocevia tra Est e Ovest. A quel tempo, in Cina governava Mao Zedong e la città di Hong Kong divenne la meta di più di un milione di rifugiati bisognosi di tutto. La Chiesa cattolica fu impegnata in uno sforzo titanico di soccorso, accoglienza ed evangelizzazione. Padre Mario, con altri missionari del Pime – allora responsabili della guida della diocesi – erano in prima fila. «La carità – sostiene – è il modo migliore per far conoscere il Vangelo. Quante persone si sono avvicinate proprio perché toccate dall’amore dei missionari e dei cristiani di Hong Kong».
Padre Marazzi viene poi coinvolto dal vescovo Francis Xavier Hsu nel Catholic Centre, un’istituzione nel cuore della città, fondato anni prima da padre Nicola Maestrini del Pime, che gli permette di raggiungere un gran numero di persone, attraverso iniziative culturali, ecclesiali e di comunicazione.
In quel periodo, i suoi confratelli, che gli riconoscono equilibrio e rettitudine, chiamano padre Mario a guidare la loro comunità, attraversata allora da discussioni piuttosto accese sulle vie nuove dell’evangelizzazione. Nel 1980, dopo due anni di questo faticoso servizio, padre Marazzi viene richiamato in Italia. Vi rimarrà quasi vent’anni, con una breve parentesi a Hong Kong nel 1984, segnata da una dolorosa malattia.
A Milano, negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, padre Mario ha lasciato un segno forte della sua presenza e del suo lavoro. Al punto che, ancora oggi, tante persone lo ricordano con devozione. In particolare, ha ripreso in mano il Museo del Centro missionario di Milano, ripensandone il significato e il contenuto, dandogli un nuovo nome e un grande prestigio. Oggi il Museo popoli e culture è il fiore all’occhiello del Pime e partecipa – oltre che al più ampio progetto culturale dell’Istituto – all’impegno di educazione alla mondialità e alla promozione del dialogo con le altre religioni e culture. Attualmente espone, in una coreografia suggestiva, trecento oggetti selezionati e preziosi provenienti da Asia, Africa e America Latina. Padre Mario – seguito poi con la stessa sensibilità da padre Massimo Casaro – con il suo gusto per il bello, l’amore per l’arte e la cura del dettaglio ha lasciato questa preziosa eredità al Pime e alla città di Milano.
Ma il cuore di padre Mario era rimasto in Cina. «Il mio desiderio era quello di tornare alla mia missione. Quella gente è la mia famiglia. Durante gli anni in cui sono stato a Milano insistevo presso i miei superiori di ritornare in Cina, che sentivo come la mia casa». Finalmente, nel 1999, all’età di 71 anni, padre Mario torna a Hong Kong. La lingua non l’aveva mai dimenticata e una schiera di amici e collaboratori erano lì ad accoglierlo con entusiasmo.
«Ho ripreso l’attività in parrocchia stando in mezzo alla gente: ne ero molto felice. Ma a un certo punto ho capito che potevo e dovevo cambiare». Nel frattempo, era diventato possibile vivere nella Cina continentale, seppure senza esercitare l’attività missionaria. Padre Mario sente che una vita di testimonianza silenziosa e laboriosa, vivendo come la gente e tra la gente, è proprio nelle sue corde. È proprio la missione che desidera per sé e in cui crede di più. «Per dieci anni ho vissuto a Guangzhou come volontario presso Huiling, una organizzazione non governativa che assiste persone con disabilità mentale. Ho abitato in una casa-famiglia, con sei ragazzi e ragazze dai venticinque ai quarantacinque anni, tutti assistiti da una signora, che faceva da guida e da mamma». E che, insieme ad altri operatori di Huiling, sceglierà poi di abbracciare la fede cattolica.
È stata una grande sfida. Non facile. Anche perché padre Mario si gioca in questa nuova “avventura” tra i 75 e gli 85 anni, adattandosi a vivere in un piccolo appartamento, con poco spazio e una famiglia così impegnativa.
«Il rapporto che ho vissuto con le persone disabili mi ha cambiato profondamente. Sono cresciuto con loro, sono maturato. Sono andato a Guangzhou con l’intento di “aiutare”. Qualcosa certo ho fatto. Ma è molto di più ciò che ho ricevuto. Le persone disabili sanno amare e sanno relazionarsi, facendoci comprendere che la relazione umana è fondamentale. Mi hanno insegnato l’importanza di “perdere tempo”. A me piace essere efficiente, ma ho capito che non devo preoccuparmi solo del mio stato d’animo: per accettare le persone disabili ed amarle come sono, è necessario fare quello che fanno loro. Magari guardare la televisione, passeggiare, giocare, ascoltarle, anche quando non se ne ha voglia. La relazione con le persone, l’amore, la capacità di integrare nella nostra vita anche le persone con disabilità è quanto di più bello ho maturato nei miei dieci anni nella casa-famiglia di Guangzhou».
L’impegno di padre Marazzi e quello di molti altri collaboratori di Huiling sta dando un grande contributo anche alla società cinese nel riconoscere la dignità, i diritti e il valore delle persone con disabilità, superando i pregiudizi e inserendole nell’ambiente scolastico e lavorativo valorizzando i loro talenti. Tra le numerose realizzazioni di Huiling, in varie città della Cina, ci sono laboratori per avviare i ragazzi al mondo del lavoro; un atelier che produce oggetti artistici messi poi in vendita; una fattoria e una panetteria… La riconosciuta credibilità personale di padre Mario e la sua rete di fedeli amicizie hanno garantito un grande sostegno a questa iniziativa, che non sarebbe stata realizzata senza l’aiuto di numerosi amici, benefattori e istituzioni. Padre Mario rimane in contatto con tutti loro attraverso una fitta corrispondenza, a cui è rimasto tuttora fedele.
Nel 2013, a 85 anni, padre Mario sente che l’età avanza. E nonostante lo spirito, la mente e l’animo rimangano quanto mai vivaci, capisce che deve rinunciare a viaggi lunghi e impegnativi, e si trasferisce presso la casa regionale del Pime di Hong Kong. Grazie alla sua cura e al suo senso del bello e dell’armonia, lascia subito un segno anche lì, facendone un luogo più gradevole e accogliente. Non solo: sono mille e uno i modi in cui continua a svolgere la sua missione, esempio per tutti di grande laboriosità; riceve e visita decine di persone, a cui offre guida spirituale, amicizia e sostegno, e sempre di più si dedica alla preghiera. «La mia vita, la vita di tutti vale tanto quanto noi la doniamo agli altri – dice convinto -. Io sono contento di mettermi, semplicemente, al servizio della gente. Ne ricevo molto e questo mi fa felice. Dalle finestre della mia camera guardo il mare e con la mente rivedo la nave che 58 anni fa mi portò in questo lembo di terra. Quante cose buone sono successe in questi anni! Quanti motivi di gratitudine a Dio e a tante persone!».