Canta gli ultimi della società con i quali ha condiviso quarant’anni di missione a Hong Kong. Padre Franco Mella del Pime presenta la sua prima raccolta di canzoni. Che sono diventate anche un libro
Il teatro di Choi Hung di Hong Kong non ha potuto contenere tutto il pubblico, e il concerto è stato replicato a Wan Chai qualche settimana dopo. è stato un successo oltre ogni aspettativa quello di padre Franco Mella, che lo scorso dicembre ha presentato il suo album musicale – e il relativo libro -, intitolato “Amour Eternel”. Ora il cofanetto con le canzoni e i testi di Mella è disponibile al pubblico, grazie alla capillare distribuzione della commissione di Giustizia e Pace della diocesi di Hong Kong, attivissima sui temi dei diritti umani, della libertà religiosa e della democrazia.
La vicenda missionaria di Mella a Hong Kong e in Cina si racconta attraverso le sue canzoni. Partendo dall’inizio. Il primo incontro di Franco con la musica è avvenuto, infatti, grazie alla madre. La imitava e la ammirava. Lei, che gestiva una latteria in Ripa Ticinese a Milano, ascoltava musica e pure cantava, mentre era al banco. E lo stesso succedeva la domenica, quando faceva i mestieri di casa. Nel 1958 entrò nel prestigioso coro dei Cantori del Duomo di Milano, imparando la tecnica e l’arte del canto. La sua voce era di contralto, piuttosto forte e trascinante. Cantò in Duomo per quattro anni, dopodiché entrò nel seminario diocesano di Milano e, a 18 anni, nel Pime.
In seminario Franco sviluppò una certa creatività musicale. Cominciò a scrivere canzoni a vent’anni. La prima era intitolata “La Samaritana”. Poi i temi dell’impegno presero il sopravvento. Le canzoni che seguirono furono di carattere politico e sociale, e riflessero l’anelito di cambiamento dei giovani di allora. Franco fu sempre attento, nelle sue canzoni, a rappresentare la condizione e le fatiche della gente comune.
Nel 1974 Mella raggiunse Hong Kong, la sua destinazione missionaria. Erano gli anni delle “vie nuove”: molti giovani missionari condivisero la vita e il lavoro della gente, per essere testimoni del Vangelo tra gli ultimi.
Mella si ispirava alla teologia della liberazione, ovvero all’obbligo evangelico di stare con i poveri e gli ultimi, come Francesco d’Assisi e Lorenzo Milani. I preti operai interpretarono questa esigenza, e Franco lavorò in fabbrica per dodici anni. Successivamente scelse di vivere in barca con i boat people (la “gente delle barche”) e poi ancora visse, per un paio d’anni, sulla strada, a fianco dei senzatetto.
Oggi, dopo un lungo periodo trascorso nella Cina continentale, dove da cinque anni gli è impedito di recarsi, Mella è impegnato in movimenti per i diritti umani, la democrazia e l’abolizione della pena di morte. Presta soccorso ai rifugiati che chiedono asilo politico e alle donne, di varie nazionalità, incarcerate a Hong Kong. Il suo impegno evangelico e missionario l’ha reso una delle persone più note della città. Qualche anno fa ha vinto anche un reality televisivo come la persona che ha più emozionato Hong Kong con il suo impegno a favore degli ultimi. La sua vita è stata raccontata in un importante film, in un libro, in innumerevoli servizi televisivi e articoli sui giornali.
In tutto questo, padre Franco non ha mai smesso di scrivere musica e parole. Nelle sue canzoni ci sono la sua vita e i suoi ideali, le famiglie delle barche, gli alcolizzati e tossicodipendenti incontrati sotto i ponti, i rifugiati in attesa di giudizio e le donne condannate a lunghe detenzioni, lontane dalle loro famiglie. Attraverso la musica, cerca segni di speranza nella loro sofferenza, una speranza basata sulla sua fede e che aspira al cambiamento e alla giustizia. Con le canzoni, Franco dice la sua solidarietà e condivisione con gli oppressi.
Mella è un musicista di strada, che improvvisa nelle piazze, in giardini e parchi, davanti ai palazzi del potere oppure nel corso di manifestazioni, sit-in e scioperi della fame. È un “documentarista” davvero unico. Le sue canzoni sono istantanee che raccontano pezzi di vita vera, che incorniciano realtà come quelle che si vedono per le strade e gli angoli di Hong Kong, luoghi e quartieri non raccontati dai media.
La sua musica è la storia orale della gente di strada, di chi lotta per la giustizia e i diritti. I protagonisti sono esclusivamente i poveri e gli emarginati. Franco canta in tutte le lingue che si possono udire nelle strade di Hong Kong, mirando a sconfiggere i confini linguistici. Non è un letterato o un poeta. I suoi testi non ambiscono all’eleganza formale. Sono la prosa di storie di persone ordinarie, come fossero tratti da una pagina del suo famoso e segreto diario. La sua non è musica che cerchi, a ogni costo, di piacere a orecchie raffinate.
Lo stile delle canzoni è quello dell’amico cantautore Enzo Jannacci, entrambi milanesi (nella foto insieme a Hong Kong). Da anni Lenny Kwok, artista e produttore, registra le canzoni di Franco, nei luoghi più disparai: un piccolo ufficio di Mong Kok, in qualche remota chiesa abbandonata e diroccata a Sai Kung, nella cappella della casa del Pime o nel sottoscala di una scuola.
Da artista, padre Mella sa che la musica è meglio dei discorsi e delle prediche. Una canzone non è mai la stessa: è nuova ogni volta che viene cantata o ascoltata. Franco canta e suona la sua fede: molte canzoni sono una meditazione spirituale e una specie di preghiera. I suoi testi hanno un contenuto civile, sociale e spirituale. Sono canzoni per un cambiamento, che non può mai essere raggiunto completamente, ma che è un processo continuo. Finché viviamo, dobbiamo lottare per cambiare, sia noi stessi che la realtà che ci circonda.
I senzatetto, le donne delle prigioni, i profughi, le colf, i richiedenti asilo sono gli ultimi di questa società, ma non sono gli sconfitti. Sono loro, invece, i veri vincitori, perché in prima fila nella lotta per il cambiamento. Franco direbbe, nel suo tipico linguaggio, che sono in uno stato di rivoluzione continua. Una rivoluzione d’amore. E l’amore è eterno. Questo è il significato del titolo del libro, del cd e del concerto a Hong Kong: “Amour Eternel”.