La piccola Chiesa asiatica domenica 11 celebra a Vientiane la beatificazione di 17 tra missionari stranieri e catechisti locali. Tra di loro anche un giovane Oblato di Maria Immacolata trentino, ucciso nel 1960 dei Pathet Lao, i miliziani comunisti (i cui eredi sono tuttora al potere)
Sono appena 45 mila in un paese di sei milioni di abitanti e vivono in un angolo dell’Asia di cui si parla davvero poco. Eppure da domenica 11 dicembre anche la piccola Chiesa del Laos avrà i suoi primi 17 beati. E li avrà grazie a un rito presieduto a nome del Papa dal cardinale filippino Orlando Quevedo, arcivescovo di Cotabato, che si terrà a Vientiane, la capitale di un Paese nel quale non mancano i problemi riguardo al tema della libertà religiosa.
I 17 martiri sono stati uccisi tra il 1954 e il 1970, durante la guerra civile figlia del conflitto nel vicino Vietnam. Uccisi tutti dai Pathet Lao, le milizie comuniste che nel 1975 avrebbero poi preso il potere e i cui eredi restano tuttora al governo a Vientiane. Dieci di questi martiri erano missionari francesi (cinque padri delle Missions Etrangères de Paris – i primi evangelizzatori giunti sulle montagne del Laos alla fine del XIX secolo – e cinque Oblati di Maria Immacolata). Ma nel gruppo c’è anche un missionario italiano, il trentino padre Mario Borzaga, ucciso nel 1960 a 27 anni dopo averne trascorsi appena tre al servizio delle popolazioni di questo Paese. Padre Mario fu ucciso insieme a un catechista locale dell’etnia hmong, Paolo Thoj Xyooj, mentre si stavano recando in un villaggio. E insieme padre Mario e Paolo verranno anche proclamati beati, segno tangibile dell’incontro tra il Vangelo e le culture locali. E con loro e con i missionari francesi alla gloria degli altari saliranno anche un sacerdote laotiano e altri quattro laici locali.
Che cosa ha lasciato di sé in Laos e a Trento il seme gettato da padre Mario e dal catechista Paolo? Sull’ultimo numero di Mondo e Missione lo racconta in un articolo Diego Andreatta, direttore del settimanale diocesano Vita Trentina. «È giunta l’ora di andare – aveva scritto padre Borzaga nel suo diario nel 1958, un anno dopo il suo arrivo in Laos -, di andare solo con Dio, di andare solo per le strade che avevo sognato, verso i figli di Dio… Non sarà sufficiente dare una medicina; dovrai dare la vita, la vita sublime che sei stato chiamato a vivere perché gli altri non muoiano».
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