Pakistan: le spose cristiane comprate dai cinesi

Pakistan: le spose cristiane comprate dai cinesi

Centinaia di ragazze pakistane sono diventate negli ultimi mesi bersaglio di organizzazioni criminali che praticano il contrabbando di esseri umani verso la Cina

 

Muqadas Ashraf è una ragazza pakistana cristiana. Aveva solo 16 anni quando la sua famiglia ha accettato la profferta di un cinese di sposarla. I genitori, in condizioni economiche difficili, nutrivano la speranza di offrire alla figlia una vita migliore. Giunta in Cina, però, Muqadas si è trovata catapultata in un incubo: il marito le impediva di uscire da sola e la maltrattava. Il suo unico desiderio era che la ragazzina rimanesse incinta. Dopo serie minacce della famiglia Ashraf di rivolgersi alla polizia, il marito cinese ha consentito alla ragazza di tornare in Pakistan, dove ha avviato la pratica di divorzio. La sua storia, resa pubblica e riportata dalla Associated Press, è a lieto fine. Ma questo non è un caso isolato. Centinaia di ragazze pakistane sono diventate negli ultimi mesi bersaglio di organizzazioni criminali che praticano il contrabbando di esseri umani verso la Cina.

La minoranza cristiana è particolarmente presa di mira: i cristiani spesso appartengono alla fascia più povera della popolazione pakistana e perseguitata dai jihadisti. Pertanto sono più sensibili al miraggio di chi offre denaro e un futuro radioso per le figlie. Tra l’altro, gli aspiranti sposi cinesi vengono presentati alle famiglie dagli intermediari come buoni cristiani, economicamente benestanti. In un Paese dove i matrimoni sono per lo più combinati, perché respingere una proposta che sembra un autentico colpo di fortuna? Lo sposo si offre di pagare tutte le spese ed elargisce una somma alla famiglia della ragazza (dai 2500 euro in su). E una volta giunti in Cina, il marito modello, religioso e devoto, si rivela un ateo interessato solo al sesso. Le storie raccontate dalle ragazze riuscite a fuggire parlano di violenze, schiavitù sessuale, prostituzione con altri uomini. Una giovane ha riferito di essere stata minacciata di morte se non avesse accettato di prostituirsi: assassinandola, il sedicente marito si sarebbe ripreso i soldi spesi vendendo i suoi organi.

A fine aprile scorso, Sophie Richardson di Human Rights Watch aveva lanciato un appello contro il “traffico di spose”, invitando le autorità pakistane a prendere in seria considerazione questo allarme. Il fenomeno non è facile da quantificare: secondo un attivista cristiano pakistano per i diritti umani, circa 700 donne avrebbero sposato un cinese nell’ultimo anno. All’inizio di maggio, l’Agenzia Federale di Investigazione del Pakistan ha arrestato 12 sospetti trafficanti, otto cinesi e quattro pakistani. Secondo le autorità, i cinesi – giunti per lavorare a un progetto di sviluppo – avrebbero creato una banda criminale che proponeva potenziali sposi cinesi per le figlie alle famiglie pakistane cristiane.

Per capire perché i cinesi cerchino moglie proprio in Pakistan, occorre ricordare il risultato della politica del figlio unico, praticata dalla Cina fino al 2015, che ha generato un importante squilibrio demografico. Le famiglie cinesi, desiderose di avere un erede maschio, soprattutto nelle zone rurali hanno spesso ucciso alla nascita le bambine, con l’effetto di creare una carenza di donne che si aggira oggi sui 30-40 milioni di persone.  Per molti maschi adulti cinesi, non è facile trovare una sposa e questo ha alimentato un traffico illecito di esseri umani da Myanmar, Vietnam, Cambogia e Corea del nord.

La Nuova Via della Seta ha incluso anche il Pakistan nell’area in cui i cinesi mirano a estendere la loro influenza, anche grazie a consistenti aiuti finanziari, legati in particolare al programma di Corridoio Economico Cina-Pakistan. Secondo l’analista Irfan Yar di The Diplomat, il fiume di denaro che scorre verso il Pakistan ha portato anche una nutrita presenza cinese, trattata con deferenza dai locali. I cinesi sono considerati persone ricche e di classe. E questo spiega perché non solo i cristiani, ma anche i musulmani accettino di buon grado profferte matrimoniali. Potrebbe anche capitare che un matrimonio vada davvero a buon fine e generi un’unione felice. Ma per la sposa, cristiana o musulmana che sia, praticare la propria religione in un Paese come la Cina non sarà un’impresa facile.

 

Foto. Flickr / Aamer Javed