Secondo i dati diffusi dalla polizia pachistana tra le vittime identificate della strage di Pasqua i cristiani sono 14 e i musulmani 54. Particolare importante ma che invece è sfuggito ai nostri racconti. Eppure dice con chiarezza come la persecuzione ci unisca molto più di quanto i jihadisti vorrebbero farci credere
Di fronte ai martiri c’è sempre la tentazione di fermarsi alle emozioni e alle interpretazioni. Invece in questo XXI secolo che ci sta riportando davanti agli occhi con prepotenza la questione delle persecuzioni violente, dovremmo ritornare alla loro essenza che è quella di essere prima di ogni altra cosa un fatto. E i fatti – anche nell’epoca dei social network e delle reazioni instantanee – prima di trasformarli in un simbolo, andrebbero indagati nei loro aspetti essenziali: che cosa è successo davvero? Perché anche un martirio in se sarebbe prima di ogni altra cosa una notizia da affrontare lasciandosi guidare dalla famosa regola suggerita a ogni giornalista alle prime armi: quella delle cinque W (le iniziali inglesi delle domande chiave per la comprensione di un fatto: chi? come? dove? quando? perchè?).
Eppure tendiamo a farlo sempre meno. Lo osservavamo su questo sito già pochi giorni fa parlando delle suore uccise nello Yemen. Ma ora anche sulla strage di Lahore qualche riflessione merita di essere compiuta. Perché nell’emozione del momento e nella fretta di cercare il commento più appropriato, ci siamo persi un dettaglio non del tutto irrilevante: nella strage del giorno di Pasqua non sono morti anche donne e bambini musulmani, ma sono morti soprattutto donne e bambini musulmani. Il bilancio più aggiornato delle vittime parla di 74 morti; ebbene secondo il capo della polizia di Lahore tra quelle identificate 14 sono cristiane e 54 musulmane. Ed è un dato che non sorprende affatto: è decisamente improbabile in un parco di una grande città del Pakistan colpire specificamente i cristiani. Anche il giorno di Pasqua.
Certo il giorno prescelto e l’intenzione di colpire i cristiani dichiarata come obiettivo dal gruppo fondamentalista che ha messo in atto questo disegno di morte restano. Ma il fatto che tra le vittime vi siano così tanti musulmani non è un dettaglio insignificante: cambia profondamente la lettura dei fatti, come ci ricorda giustamente in questo articolo sul sito di Vita International un collega di origine pachistana.
Non sono vittime casuali questi 54 musulmani, anche loro in maggioranza donne e bambini. Musulmani morti insieme ai cristiani il giorno di Pasqua. Sono l’emblema più chiaro della cruda verità: la violenza fanatica del fondamentalismo jihadista uccide l’islam oltre che i cristiani. Dappertutto è successo così.
E anche osservando questa storia con gli occhi illuminati dal mistero della Pasqua, quel dettaglio non può apparire casuale. Il sangue dei cristiani e quello dei musulmani mescolato insieme a Lahore; un sangue che non è più né nostro né loro: c’è un segno più potente di questo? Anche la persecuzione di oggi è un’esperienza che ci unisce molto più di quanto i fanatici del terrore vogliano farci credere. Cominciare a capirlo è il primo passo per sconfiggerli davvero.