Quando il predicatore è un robot

Fa discutere in Giappone l’iniziativa del tempio Kodaiji di Kyoto di arruolare un «catechista robot» per spiegare alcuni insegnamenti del buddhismo ai visitatori. Padre Grimm (UcaNews): «L’intelligenza artificiale non potrà mai trasmettere la compassione»

 

 

È alta 1 metro e 95, pesa 60 chilogrammi e ha le fattezze di Kannon, l’incarnazione della compassione nella visione buddhista. Si presenta così Mindar, un robot che da qualche giorno accoglie i visitatori nel tempio Kodaiji di Kyoto, una delle maggiori città del Giappone. Prodotto dai laboratori A-Lab di Tokyo è programmata per recitare la Sutra del cuore, uno dei testi più famosi della tradizione buddhista, i cui versi vengono contemporaneamente proiettati in cinese e in inglese su una parete.

L’obiettivo – per niente nascosto – è quello di incuriosire con un robot chi non si avvicinerebbe a un tempio. «Se un’immagine del Buddha è in grado di parlare – ha spiegato in una conferenza stampa il responsabile del tempio, Tensho Goto – gli insegnamenti del buddhismo saranno più facilmente comprensibili. Vogliamo che molta gente venga qui a vedere il robot e in questo modo si interroghi sull’essenza del Buddhismo».

L’iniziativa non ha mancato di far discutere in Giappone. Perplessità è stata espressa in un commento pubblicato su UcaNews da padre William Grimm, missionario di Maryknoll in Giappone. «Le parole – ha scritto – indipendentemente dal fatto che siano automatiche, stampate o parlate, raramente hanno un grande impatto se non quando vengono presentate da qualcuno con un talento straordinario. E ho ascoltato abbastanza sermoni spenti da sapere che questo talento è davvero straordinario. E se predicatori, presuli e papi non androidi hanno avuto così pochi effetti duraturi sui loro ascoltatori credo sia improbabile che una combinazione di cavi, schede madri e motori possa fare di meglio. L’intelligenza artificiale non è ancora, e probabilmente non sarà mai, in grado di riprodurre la compassione del buddhismo o la carità del cristianesimo».

«Una poesia giapponese – continua ancora padre Grimm – recita: “Quelli che parlano sono nobili; quelli che senza saperlo parlano agli altri con i loro corpi sono ancora più nobili. Quelli che guidano sono nobili; quelli che senza saperlo guidano gli altri con l’esempio sono ancora più nobili”. I gesti parlano più delle parole. La gente non cerca altre parole dalla Chiesa: abbiamo biblioteche e documenti pieni di parole. La gente vuole vedere i frutti della fede nei nostri gesti. Travoranno le parole sull’amore di Dio poco credibili se prima non faranno esperienza di quell’amore. Perché la fede cristiana ha a che fare con la relazione ed è solo attraverso la relazione che la gente può incontrare Dio nella propria vita».