L’elezione di Halimah Yacob, prima presidente donna a di Singapore, ha il senso di affermare l’identità multiculturale e multietnica della piccola ma influente repubblica asiatica.
Presidente per decreto, ammessa a un ruolo per lo più cerimoniale. L’elezione giovedì 14 settembre di Halimah Yacob, prima presidente donna a di Singapore, ha il senso di affermare l’identità multiculturale e multietnica della piccola ma influente repubblica asiatica.
Non a caso, la 63enne neo-presidente, di etnicità malese è stata scelta tra una rosa di cinque candidati, di cui due della stessa origine considerati però “non qualificati” dalla ristretta rosa di politici e burocrati che hanno deciso di assegnarle l’incarico.
A conferma, poco dopo la sua designazione, Halimah ha dichiarato: «Nonostante la mia sia stata un’elezione chiusa, io non sarò una presidente chiusa». La scelta è stata infatti delle autorità, ma è vero che la sua notorietà, anche associata alla sua esperienza come presidente del Parlamento, ne ha fatto una scelta prestigiosa.
Una scelta anche di rottura con una tradizione di posti detenuti dai singaporeani di origine cinese, tradizionalmente gestori della vita nazionale, con poche eccezioni, Tra queste Yusuf Ishak, malese, alla presidenza tra il 1965 e il 1970, primo capo dello Stato dopo la separazione dalla Malaysia, che tra i risultati ebbe quella di lasciare Singapore nella mani, capaci ma autoritarie, del cinese Lee Kwan Yew, che dal 1959 al 2011 ha influenzato con vari ruoli la vita della città-Stato.
L’obiettivo è quindi anche quello di consolidare l’ “armonia” tra i 5,5 milioni di singaporeani alle prese con una evoluzione che incrementa individualismo e critica verso un sistema efficiente ma poco tollerante verso chi non ne rispetta presupposti e metodi. Dove una crescente pressione di tipo economico e anche di rapporti tra comunità e tra queste e gli immigrati acutizza problematiche prima attenuate. Le tensioni interetniche vanno infatti crescendo, come pure il disagio sociale dei gruppi meno favoriti in un tempo di contrazione dell’occupazione. Il sistema di garanzie per alloggio, lavoro e servizi sembra oggi tentennare, mentre il gran numero di espatriati accolti per riempire impieghi sia di basso che di alto profilo sono al centro di un dibattito che mischia rivendicazioni locali, timori per le prospettive e tensione per la tenuta dei servizi e dei costi.
Inoltre, la designazione della Yacob evidenzia uno dei problemi di maggiore risalto nel Paese ma sempre censurati, ovvero la scarsa democraticità del sistema politico-amministrativo, con il potere effettivo nelle mani del primo ministro, che dal 2004 è Lee Hsien Loong, figlio di Lee Kwan Yew.