Il vicario d’Anatolia e presidente di Caritas Turchia annuncia la mobilitazione degli enti cristiani per portare aiuti alle popolazioni colpite. La testimonianza di mons. Audo ad Aleppo: «Molta paura per scosse violente»
In queste ore in Italia per un evento in programma stasera in Veneto, ma già annullato e in cerca di un biglietto per ripartire fin dalle prossime ore, è anche John Farhad Sadredin, responsabile Caritas Anatolia. «Ho provato a contattare diverse persone nella zona – racconta ad AsiaNews – ma fino a poco fa intere aree erano isolate e non era possibile comunicare per telefono. Stiamo ospitando una settantina di persone rimaste senza un tetto – prosegue Farhad – in una chiesa e nel refettorio» della comunità, nella città che un tempo era nota come Alessandretta «i danni sono gravi ed estesi».
«La scossa principale si è verificata poco dopo le 4 del mattino, in tutta la regione il bilancio è pesantissimo, sono crollati diversi palazzi e in uno di questi è disperso anche un membro della nostra comunità di Antiochia». «Ci sono almeno 200 edifici crollati, stanno cercando di recuperare le vittime. Sono venuti giù muro e tetto anche della chiesa siriaca; crollata pure la chiesa ortodossa e sotto le macerie vi sono dei poliziotti. Sono in corso le ricerche – conclude – mentre noi stiamo cercando un biglietto per poter rientrare, ma la pista dell’aeroporto di Hatay, che serve le città di Antakya (l’antica Antiochia, ndr) e Iskenderun è stata distrutta. Danni si registrano anche negli ospedali delle due città e alla questura».
Intanto continua ad aggravarsi il bilancio delle vittime del sisma di magnitudo 7,8 (alcune fonti parlano di 7,9 Richter) che ha colpito la Turchia e la Siria, ma è stato avvertito in modo distinto in molti altri Paesi fra cui Libano, Israele, Grecia da milioni di persone. In Turchia il bilancio è di 284 morti, ma il dato continua a salire con il trascorrere dei minuti, cui si sommano oltre 2.300 feriti ma anche in questo caso è solo una stima parziale. Secondo alcuni esperti potrebbe essere il peggiore della storia recente del Paese, con almeno 40 scosse di assestamento già registrate.
In una nota il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha annunciato l’invio di squadre di ricerca e soccorso «nelle regioni più colpite. Speriamo di sopravvivere a questo disastro – ha aggiunto – il più rapidamente possibile e con il minor numero di danni, e continuiamo a lavorare». A Gaziantep, nei pressi dell’epicentro, è andato distrutto lo storico castello, fra i simboli più celebri della città e in tutto il Paese è in vigore lo stato di emergenza. Nella vicina Siria, dove il presidente Bashar al-Assad ha presieduto una riunione di emergenza, le vittime sarebbero già 427 (più altri 120 nelle zone controllate dai ribelli) e i feriti hanno superato quota 600. Colpiti i governatorati di Aleppo, Homs, Latakia e Hama.
«Il sisma lo abbiamo avvertito in maniera ben distinta – racconta ad AsiaNews mons. Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo ed ex presidente di Caritas Siria -. Abbiamo avuto molta paura, si sono susseguite in meno di due minuti tre scosse molto violente. Ci sono molti morti anche in Siria, i dati ufficiali sono in costante aggiornamento. Si registrano danni ad Aleppo, Tartus, Idlib e in molte altre città ci sono palazzi crollati. Qui nel vescovado sono caduti sassi della vicina moschea, crollato parte del minareto. In tutta la città ci sono danni, prima la guerra che tanti danni ha fatto e ora il terremoto… ora valutiamo le prime stime, poi con le diverse organizzazioni cristiane ci muoveremo per portare un aiuto alle popolazioni colpite».