Le spose-bambine nel mondo sono 640 milioni, 200 milioni solo in India. A Polur – nell’Andhra Pradesh – una congregazione di suore gestisce lo “Sree Jeevan Jyothi Vocational Junior College”, una scuola per infermiere che accoglie giovani donne vittime di matrimoni precoci
Kavitha e Navyashree, nomi di fantasia, sono due ragazze indiane che sono state date in sposa all’età di 14 e 16 anni. Il loro matrimonio non è durano molto; sono state infatti cacciate dai suoceri dalle loro case in un villaggio nello Stato dell’Andhra Pradesh, nell’India sudorientale.
Oggi vivono a Polur – nel distretto di Nandyal – insieme ad altre 150 giovani donne nel “Sree Jeevan Jyothi Vocational Junior College”, un istituto che dal 2010 accoglie ragazze – molte delle quali vittime di matrimoni precoci – e le prepara a diventare infermiere che si occuperanno di anziani, donne in gravidanza e disabili sia a domicilio che negli ospedali. L’istituto è gestito dalle suore della Società di Sant’Anna Phirangipuram – una congregazione indigena risalente al 1874 – e ha lo scopo di occuparsi delle spose-bambine e di ragazze in povertà estrema per renderle autonome.
In India, il matrimonio al di sotto dei 18 anni è vietato; ma a inizio anno sono stati arrestati oltre 1.800 uomini, principalmente nel nordest del Paese, per 4.000 casi di matrimoni infantili. Questa pratica, purtroppo, è ancora diffusa non solo in India ma in tutto il mondo. E anzi, è nuovamente cresciuta come conseguenza della pandemia di Coronavirus.
Il nuovo rapporto UNICEF “Is an End to Child Marriage within Reach? Latest trends and future prospects 2023 update” evidenzia che nel mondo sono 640 milioni le ragazzine date in moglie, 12 milioni ogni anno. E l’India, da sola, ne conta un terzo, ovvero un numero di spose bambine che supera i 200 milioni. Inoltre, si stima che altri 10 milioni di ragazze diventeranno spose bambine entro il 2030 anche a causa degli effetti della pandemia. Infatti, come si legge nel rapporto, «in tutto il mondo, i conflitti, le catastrofi climatiche e gli impatti in corso del Covid-19 – in particolare l’aumento della povertà, gli shock di reddito e l’abbandono scolastico – contribuiscono ad aumentare le cause dei matrimoni precoci e rendono difficile per le ragazze l’accesso all’assistenza sanitaria, all’istruzione, ai servizi sociali e al sostegno della comunità che le proteggono dal matrimonio precoce».
Kavihta ha oggi 18 anni e ha raccontato al Global Sister Report (fonte di informazioni e notizie sulle suore cattoliche e il loro operato) di come sia stata costretta dai suoi genitori a sposare un estraneo poco dopo la terza media. A casa del marito doveva svolgere le faccende domestiche, alzarsi alle due del mattino, cucinare per la famiglia di sei persone e poi andare a lavorare tutto il giorno in fattoria sotto il sole cocente. Molto spesso veniva picchiata dal marito e dai suoi genitori per le sue mancanze nel lavoro. «Un giorno ho tentato il suicidio e mi hanno cacciato», ha raccontato.
È stata suor Balajyothi Ramisetti a trovarla e ad ammetterla alla scuola per infermiere. «Abbiamo diversi casi come il suo tra le nostre studentesse: gradualmente escono dal trauma e riescono a studiare bene», racconta.
Navyashree – ora 26enne e studentessa al primo anno di università al Junior College – è stata invece sposata sette anni con un parente stretto. «Ho avuto quattro gravidanze, tra cui due aborti; gli altri due bambini sono nati con un ritardo mentale e non sono riusciti a sopravvivere – racconta -. La famiglia di mio marito mi ha incolpato per l’incapacità di mettere al mondo figli sani e mi hanno mandata via». I matrimoni consanguinei sono molto comuni nei villaggi dell’Andhra Pradesh e portano alla nascita di bambini non sani che spesso muoiono molto presto.
Per prevenire l’abbandono scolastico e per lavorare sullo sviluppo della loro personalità, le studentesse alloggiano nell’ostello annesso al College e durante la loro permanenza al campus si tengono occupate con varie attività, come corsi di sartoria, esercitazioni di cucina, eventi culturali e sportivi e sessioni di consulenza che le aiutano a superare il loro passato traumatico.
Dalla sua apertura, la scuola ha formato 650 giovani donne e tiene anche corsi per tecnici di laboratorio. Il Board of Intermediate Education del governo ha riconosciuto il College rendendolo una scuola accreditata.
La congregazione è stata fondata da Thatipatri Gnanamma per educare e promuovere specialmente le donne che vivono nelle zone rurali, che sono particolarmente vulnerabili e spesso vittime di sistemi e tradizioni ingiuste. Nel 1999, Papa Giovanni Paolo II l’ha eretta congregazione pontificia e ora conta più di 1.000 membri in 90 conventi di due province, che servono i cinque continenti.
Le testimonianze di ex alunne enfatizzano l’importanza dell’istruzione e del poter svolgere un lavoro con ruoli positivi nella famiglia e nella società, sentendosi trasformate da adolescenti disorientate a donne coraggiose in grado di affrontare le sfide della vita.