Vietnam, ancora carcere per i diritti umani

Vietnam, ancora carcere per i diritti umani

Dall’avvocato Nguyen Van Dai all’attivista cattolico Truong Minh Duc: resta durissima la repressione nei confronti di chi attraverso internet esprime dissenso verso le politiche delle autorità comuniste

 

Il 5 aprile l’avvocato vietnamita Nguyen Van Dai ha ricevuto dall’Associazione dei magistrati tedeschi un riconoscimento per il suo impegno nella tutela dei diritti umani nel suo Paese. Un impegno che sta pagando pesantemente e un premio di cui avrà forse avuto notizia, ma che non non potrà ritirare. Perché se, come si legge nella motivazione del premio, «il cammino verso la democrazia in Vietnam è ancora lungo e richiede l’impegno di persone come Dai», il legale di fede cristiana è da tempo in carcere senza che alla famiglia siano state comunicati luogo e circostanze della detenzione.

Alla moglie Vu Minh Khanh, bloccata il 4 aprile all’aeroporto di Hanoi mentre era in procinto di partire per la Germania per ricevere il premio, è stato comunicato che non potrà lasciare il Vietnam fino al 2019. L’arresto del 47enne Dai, avvenuto nel dicembre 2015 insieme a quello della sua assistente Le Thu Ha, ha avuto come motivazione la «propaganda contro la Repubblica socialista del Vietnam» e significativamente è giunto dopo un incontro sui diritti umani a casa di un ex prigioniero politico. Per questo, Dai, già imprigionato per quattro anni fino al 2011 e per successivi quattro agli arresti domiciliari, rischia fino a vent’anni di carcere.

Già lo scorso 16 dicembre – a un anno dall’arresto – una coalizione di sette organizzazioni, tra cui Reporters Sans Frontieres aveva chiesto il rilascio immediato di Dai con un appello al Gruppo di iniziativa delle Nazioni Unite contro la detenzione arbitraria, chiedendo anche che all’avvocato venissero restituiti i diritti civili e politici, incluso quello di praticare la professione legale.

Anche la collega di impegno nel Comitato vietnamita per i diritti umani e nella Fratellanza per la democrazia, Le Thu Ha, si trova in stato di detenzione senza che vengano date notizie alla famiglia e in una condizione di totale incertezza sulle sue condizioni fisiche e psicologiche. Per questo, del suo caso si è interessato anche Amnesty International.

I due arresti fanno parte di una più ampia repressione che da tempo colpisce attivisti, legali e altri esponenti della società civile che utilizzano le possibilità offerte da Internet per esprimere opinioni politiche  e dissenso verso il potere comunista, le sue azioni e la corruzione diffusa. Sono decine in carcere e tra questi Tran Anh Kim and Le Thanh Tung, colpevoli per i giudici di «avere formato una forza democratica con fini rivoluzionari» e per questo condannati il 16 dicembre 2016 rispettivamente a 13 e a 12 anni di reclusione. Entrambi erano già stati arrestati in precedenza e rilasciati nel 2015.

Cattolico è il giornalista e ex prigioniero di coscienza, Truong Minh Duc, di cui si hanno saltarie notize da fonti della Chiesa locale. Prelevato a dicembre dalla sua casa, Duc è stato condotto in una località ignota.