Durante una veglia di preghiera il cardinale – arcivescovo emerito di Hong Kong – ha inviato un messaggio al dissidente cinese gravemente malato a cui Pechino impedisce di andare all’estero per curarsi
«Come il profeta Geremia sei l’agnello che aspetta di essere ucciso. Abbiamo implorato Dio affinché ti sia resa giustizia». È quanto ha scritto ieri sera il cardinale Joseph Zen, arcivescovo emerito di Hong Kong, in una cartolina indirizzata a Liu Xiaobo – il dissidente cinese gravemente malato per un tumore in fase terminale a cui è impedito di curarsi all’estero – e a sua moglie. L’iniziativa è avvenuta in una veglia di preghiera organizzata dalla Commissione Giustizia e Pace dell’arcidiocesi di Hong Kong in solidarietà con il dissidente cinese, Premio Nobel per la pace 2010.
«La tua testimonianza – scrive ancora il cardinale a Liu Xiaobo, nel testo reso noto dall’agenzia UcaNews – ci ricorda che la missione di un profeta comprende in maniera naturale la sofferenza. Affidiamo te e tua moglie a Dio per il rinnovamento del nostro Paese».
Nel 2009 Liu era stato condannato a 11 anni di prigione per «incitamento alla sovversione contro lo Stato» per aver contribuito e a diffondere la «Carta 08», un manifesto in cui si chiedeva al Partito comunista cinese di varare alcune riforme sociali e politiche. A maggio gli è stato diagnosticato un tumore in fase avanzata e per questo è stato scarcerato. Ma Pechino si oppone alla richiesta della famiglia di poter recarsi all’estero per curarsi, sostenendo che non sarebbe nelle condizioni per affrontare il viaggio, circostanza però smentità da due medici stranieri che hanno potuto visitarlo nei giorni scorsi.