San Paolo piange la morte dell’arcivescovo emerito, grande figura del post Concilio in America Latina. Nella sua storia il coraggio con cui difese i prigionieri politici durante la dittatura militare a partire da un episodio che nel 1971 coinvolse direttamente il Pime
Nel messaggio per la Giornata mondiale della pace che si celebrerà il 1° gennaio 2017 papa Francesco indica alcuni esempi di uomini e donne che hanno inciso con mezzi non violenti in situazioni di conflitto. Tra loro anche il Gandhi musulmano e la liberiana Leymah Gbowee
Tra i decreti della Congregazione per le cause dei santi resi noti oggi c’è anche quello sul martirio di un «fidei donum» americano, ucciso nel 1981 dagli squadroni della morte nel pieno del genocidio. Minacciato aveva scelto di tornare, per non abbandonare il proprio gregge
Il suo conflitto è sempre meno al centro delle agende di politica internazionale, l’Intifada non fa più notizia. E ora persino i pellegrini dall’Italia diminuiscono. Che cosa succede alla Città Santa?
Parla padre Francesco Patton, da maggio alla guida della Custodia di Terra Santa: «Il primo impegno a Gerusalemme? Amare la sua complessità. I politici? Si occupino di pace vicina alla vita concreta»
Jose Ángel Flores e Silmer Dionicio George colpiti a morte nel distretto di Bajo Aguán, dove guidavano la lotta dei piccoli agricoltori locali contro un progetto di agrobusiness. Come Berta Caceres e tutti gli altri
Archiviare in fretta gli orrori è un ingrediente essenziale della globalizzazione dell’indifferenza. Quella che permette di lasciare uccidere migliaia di persone con armi made in Italy (e non solo)
Nel 2016 oltre 200.000 profughi afghani sono tornati «volontariamente» nel loro Paese dal Pakistan. E in queste settimane il numero continua a crescere al ritmo di 5 mila al giorno. Mentre anche l’Europa firma un accordo di cooperazione con Kabul che prevede i rimpatri forzati. Ma che cosa trova davvero oggi chi torna in una terra devastata da tre decenni di guerre e non ancora pacificata?