Le ultime parole di Francesco da Juba: i cristiani siano sale e luce per portare pace

L’appello nella Messa conclusiva nel Paese africano con il maggior numero di sfollati e rifugiati a causa di una guerra civile: “Deponete le armi dell’odio e della vendetta”. “La speranza ha il volto delle donne, come santa Giuseppina Bakhita”. La promessa di continuare ad accompagnare il processo di pace in Sud Sudan insieme al primate anglicano Welby e al moderatore della Chiesa di Scozia Greenshields
 

Papa Francesco: «Giù le mani dall’Africa!»

Davanti alle autorità di Kinshasa – prima tappa del viaggio che lo porterà anche in Sud Sudan – il Pontefice ha lanciato un duro monito contro il «colonialismo economico». Dal Paese dei “diamanti insanguinati” che hanno provocato un «genocidio dimenticato» ha invocato «una diplomazia dell’uomo per l’uomo, dove al centro non vi siano il controllo delle risorse ma le opportunità di crescita della gente». «La violenza e l’odio sono sentimenti antiumani e anticristiani: non abbiamo più posto nel cuore e sulle labbra di nessuno»
 

Dopo Frigeni un vescovo brasiliano nella diocesi di Parintins

Papa Francesco ha nominato oggi mons. José Albuquerque de Araújo, 54 anni, alla guida della diocesi dell’Amazonas creata e fatta crescere dal Pime.  Succede a mons. Giuliano Frigeni, missionario dell’istituto che è stato pastore di questa Chiesa sul grande fiume per 23 anni. E resterà comunque in Amazzonia: «Papa Francesco dice a tutti di venire in Amazzonia. Non posso certo andarmene io…».
 

Il Pime, la sua storia e la missione di oggi

Nella festa di San Francesco Saverio si è tenuto a Milano il Convegno di studio promosso in occasione delle celebrazioni dei 170 anni dalla nascita dell’istituto. Storici e voci autorevoli della Chiesa italiana si sono confrontati rileggendo i mutamenti dell’annuncio del Vangelo alle genti tra le svolte di ieri (dalla decolonizzazione al Concilio) e le sfide di oggi.
 

Armi: l’altro Mondiale del Qatar

Ci si indigna (in ritardo) sugli affari del pallone in un Paese che tratta i lavoratori da schiavi e calpesta i diritti. Perché allora stiamo zitti quando a Doha vendiamo un mare di armi? Un “campionato” in cui l’Italia c’è eccome: nel 2021 il Qatar è stato il maggiore importatore di sistemi di Difesa “made in Italy”. Un favore che ricambiamo mandando a Doha per vigilare sull’evento sportivo 560 militari con un ct d’eccezione
 
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