I Rohingya sono ancora la minoranza etnica più perseguitata al mondo. Nonostante il loro esodo – soprattutto dalle coste del Myanmar verso quelle della Thailandia – sia in netto calo, circa 150mila Rohingya vivono in campi profughi in condizioni di apartheid per sfuggire alle discriminazioni attuate dal governo birmano.
Lunedì le elezioni generali segnate dall’eterno ritorno delle tradizionali dinastie politiche. Tra cui anche quella del presidente padrone che dominò l’arcipelago per vent’anni fino al ritorno alla democrazia del 1986
Il settantunenne sindaco di Davao è il favorito nei sondaggi nelle elezioni del 9 maggio. E la sua immagine da «sterminator» contro la piccola criminalità sembra non essere stata scalfita nemmeno da una battuta sconcertante sullo stupro di una missionaria laica pronunciata in un comizio
Il Laos cambia presidente e premier ma le elezioni – come al solito senza consultazione popolare – non fanno altro che confermare la stasi del Paese, che favorisce lo sviluppo economico ma frena ogni miglioramento sul fronte dei diritti umani e della libertà religiosa.
L’isola di Basilan è diventata ostaggio dell’islamismo radicale e dei vari gruppi di matrice terroristica che, con le loro azioni armate, insanguinano il Paese. A giustificare combattimenti e rappresaglie sull’isola, però, non è tanto l’ideologia quanto il recente blocco del processo autonomista per il Sud delle Filippine a maggioranza musulmana.
Il domenicano padre James Channan dalla città pakistana colpita dalla strage di Pasqua: «Sono tanti i musulmani che ci hanno consolato anche in questa occasione dolorosa, hanno pianto con noi e pregato con noi per le vittime»
Cresce il malumore tra la popolazione locale anche per via del rallentamento dell’economia. E tra le ultime misure adottate fa discutere l’arretramento dell’obbligo scolastico ai dodici anni
Anche dopo la conclusione formale della guerra civile in Sri Lanka che aveva opposto esercito regolare e guerriglieri tamil, il Paese rimane ancora fortemente diviso. Su impulso della comunità internazionale e anche grazie alle attività di dialogo promosse dai cattolici presenti, il presidente Sirisena sta tentando vari atti di conciliazione con la minoranza indù.