L’odio e la violenza non avranno l’ultima parola

A un anno dal terribile attacco di Hamas, che ha scatenato la durissima reazione di Israele, condividiamo la lettera di una missionaria comboniana della comunità di Betania: «È difficile immaginare il dopo. Ogni sera le notizie sembrano cancellare questa possibilità di speranza, eppure è quello che siamo chiamate a fare e testimoniare. L’odio e la violenza non avranno l’ultima parola»
 

Padre Dall’Oglio, l’uomo del dialogo

Il messaggio di padre Paolo Dall’Oglio, scomparso nel 2013, resta di grande attualità. Come testimonia anche il secondo volume del suo “testamento” che sarà presentato al Centro Pime di Milano il 9 ottobre, nell’ambito dell’Ottobre missionario 2024. Porterà la sua testimonianza padre Jihad Youssef, attuale priore della comunità monastica di Mar Mousa in Siria
 

Il vescovo Nahra: guerra col Libano, escalation infinita a spese della gente semplice

Oltre 100 morti e 400 feriti nel massiccio attacco israeliano nel Sud del Paese. Fonti di AsiaNews riferiscono di un esodo dei civili, accolti in scuole ed edifici pubblici. Il vicario patriarcale per Israele ci racconta che anche Nazareth è stata lambita dai missili, ed è «probabile» che tutta la Galilea finisca sotto l’attacco di Hezbollah. «Se i leader non si fermano, gli effetti saranno terribili». Cristiani, anello debole fra guerra, mancanza di pellegrini e violenza nella società araba
 

HALO Trust: i cercapersone fatti esplodere sono come mine anti-uomo

Nell’azione di ieri in Libano, oggetti all’apparenza innocui si sono rivelati armi potenti. L’ong che lavora in 28 Paesi per rimuovere le mine lasciate in eredità dai conflitti, parla di «urgente necessità» di rispondere all’aumento delle armi autonome, che è parte di un fenomeno più ampio di «miniaturizzazione degli ordigni esplosivi e al loro utilizzo in micro-droni». Chiesto un nuovo trattato per la messa al bando, come avvenuto per le mine terrestri
 

Fra’ Patton: mentre si teme l’attacco dell’Iran, i cristiani lottano per sopravvivere

Ad AsiaNews il Custode di Terra Santa descrive un clima di “sospensione” con la percezione che “qualcosa incombe” dal versante iraniano. La deriva nazionalista e religiosa della leadership israeliana alimenta il conflitto, la società civile è presente ma non riesce a trovare una dimensione politica. La difesa di terre e proprietà cristiane essenziale per il futuro
 
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