Loris Capovilla e il Pime: una lunga amicizia

«L’ultima volta che l’ho visto è stato una ventina di giorni fa. Ho portato da lui a Ca’ Maitino un vescovo brasiliano della zona di San Paolo, insieme a due sacerdoti. Anche se non camminava più li ha accolti ed è stato lucidissimo con loro, come sempre. È stato pochi giorni prima che venisse ricoverato a Bergamo nella clinica delle Suore Poverelle». Padre Gianni Sottana, missionario del Pime della Casa di Sotto il Monte, ci racconta così il suo ultimo incontro con il cardinale Loris Capovilla, l’ex segretario di san Giovanni XXIII, scomparso oggi all’età di cento anni. Un ricordo semplice in cui c’è però tutta la disponibilità con cui questo grande testimone del Concilio Vaticano II che papa Francesco aveva voluto insignire anche della porpora cardinalizia incontrava i pellegrini che si recavano nel paese natale di Roncalli, dove Capovilla stesso aveva scelto di trascorrere gli ultimi anni della sua vita. «Era sereno – racconta il missionario – diceva sempre: “Sia fatta la volontà del Signore, se mi chiama sono pronto”». Soprattutto in questi incontri Capovilla non mancava mai di esprimere il suo affetto per il Pime. «Per noi era uno di famiglia, ci voleva bene – continua padre Sottana -. Il suo confessore è stato per tanti padre Leonardo Redaelli, un nostro missionario che adesso è a Rancio. Ma con tutta la comunità il legame è stato sempre stretto: è venuto tante volte a celebrare la Messa da noi, a benedire qualche nuova iniziativa. E ogni volta lui ricordava che era stato proprio papa Giovanni in persona a voler donare al Pime quella sua casa natale perché diventasse un luogo aperto al mondo». Ed è significativo che uno degli ultimi incontri sia stato nell’ottobre scorso, quando in occasione del suo centesimo compleanno i missionari del Pime di Sotto il Monte andarono a visitarlo insieme ad alcuni dei richiedenti asilo che dall’estate scorsa sono ospiti nell’ex seminario del Pime. «Era molto contento di questo gesto di noi missionari – ricorda padre Gianni -. Diceva che era il più bel regalo che aveva ricevuto». «Mi è capitato tante volte di portare lì delle persone – continua il missionario del Pime – e mi ha sempre colpito quanta attenzione avesse per ciascuno. Anche noi missionari ci ricordava singolarmente, chiedeva spesso di padre Leonardo. E poi, quando accompagnavamo da lui persone che venivano da Paesi lontani, lui era sempre molto lucido nel richiamare qualche episodio della vita di papa Giovanni legato a quello specifico contesto. Ricordando anche la bella immagine di Roncalli con il mappamondo, icona della sua apertura all’incontro con i popoli». Le «belle chiacchierate con monsignor Capovilla» le ricorda anche padre Ilario Bianchi, oggi responsabile della Casa del Pime a Sassari ma anche lui per diversi anni rettore per il Pime a Sotto il Monte: «Ho bene in mente tanti suoi ricordi di papa Giovanni – spiega – era così appassionato nel rievocarlo. Ma non era un uomo che viveva nel passato; era anche il tipo che dopo un po’ ti diceva: adesso però basta, è ora di andare a lavorare…». Anche padre Bianchi ricorda l’attenzione per i gruppi di pellegrini che si recavano a Ca’ Maitino: «Una volta – racconta – mi è capitato di essere lì quando sono arrivati dei seminaristi del Patriarcato di Gerusalemme. Ho visto il suo volto illuminarsi: li accolse con una familiarità straordinaria. Come sempre molto attento era alla dimensione ecumenica: quando vedeva un gesto significativo di unità tra i cristiani era contentissimo. E riandava con la memoria ai primi passi compiuti da Roncalli durante la sua vita».Il cardinale già segretario di Giovanni XXIII nel ricordo dei missionari del Pime che lo hanno conosciuto a Sotto il Monte. Padre Sottana: «Appena venti giorni fa avevo accompagnato da lui un vescovo del Brasile e ci aveva accolto con l’affetto di sempre»



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