Prima di partire per il Kenya, Papa Francesco ha voluto incontrare le responsabili di Casa Maria Maddalena di Nettuno e le ragazze ospiti: giovani donne vittime di pesanti violenze. Che hanno trovato grande conforto nell’abbraccio del Pontefice
Una nigeriana, un’ucraina, due rumene e quattro italiane. Non conosce confini la violenza sulle donne e neppure limiti: chi è vittima di tratta e costretta a prostituirsi, chi ha subito violenze domestiche, chi è stata stuprata….
Sono le otto ragazze della Casa di accoglienza Maria Maddalena di Nettuno, accolte questa mattina da Papa Francesco, poco prima che partisse per il Kenya. Un incontro fortemente voluto dal Pontefice per segnare simbolicamente la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
«È stato davvero molto emozionante», testimonia suor Elwira, responsabile di Casa Maria Maddalena. La religiosa polacca ha accompagnato le ragazze insieme a una consorella colombiana, entrambe Suore passioniste di San Paolo della Croce, e a un’educatrice italiana. Completava questa piccole “delegazione” internazionale e femminile, la presenza di cinque bambini. «Papa Francesco ha abbracciato tutte le ragazze e baciato tutti i bambini. Con grande affetto e familiarità. È stata per tutte noi come una ventata d’aria fresca».
«È stato davvero un momento molto bello – insiste suor Elwira, ancora emozionata -. Abbiamo aspettato il Papa all’entrata di Casa Santa Marta. Eravamo solo noi e due o tre cardinali. Quando il Papa è sceso, ha cominciato a salutare le ragazze, senza bisogno di presentazioni e formalità. La prima è stata una giovanissima nigeriana, arrivata poco tempo fa qui da noi, con una storia così difficile alle spalle, che non ha ancora trovato il coraggio o la forza di raccontarcela nel dettaglio».
Queen (il nome è di fantasia per ragioni di sicurezza) è sbarcata alcuni mesi fa in Sicilia e da lì è stata mandata nel Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Ponte Galeria, dove ha ottenuto l’asilo politico. Subito è stata messa fuori dal Cie, senza nessuna indicazione o accompagnamento. È uno dei paradossi del sistema italiano, che riconosce il diritto alla protezione a queste donne vittime di tratta, ma non assicura loro alcuna protezione vera e concreta. Solo per pure caso, la responsabile di un’associazione che opera nel Cie l’ha trovata sul piazzale antistante; e solo per un grande colpo di fortuna quel giorno l’Associazione Slaves no More, a cui fa riferimento anche la Casa Maria Maddalena, teneva la sua assemblea a Roma. Queen è stata presentata ai membri, tra i quali suor Elwira, che ha accettato di farsene carico nella sua Casa di accoglienza. Oggi Queen sta portando avanti un faticoso cammino di ripresa sia fisica che psicologica. E certamente l’incontro con il Papa rappresenta per lei un grande incoraggiamento.
Papa Francesco, infatti, l’ha abbracciata forte e le ha ripetuto per ben due volte: «Sono molto contento che tu sei qui!» «Queen era così così commossa e agitata, ma anche così piena di sofferenza, che ha cominciato a parlare e non si ricorda neppure lei cosa detto!», testimonia suor Elwira. Che, pure lei molto emozionata, ha presentato al Pontefice un’altra ragazza, una giovane italiana, vittima di violenza domestica e incinta. «Chiamerò questo figlio Francesco», ha detto al Papa. Lui ne è stato molto felice.
«Tutte le ospiti di Casa Maria Maddalena – conclude suor Elwira – vengono da storie personali molto drammatiche. Questo incontro con Papa Francesco è stata una vera benedizione per tutte noi. E stato il modo più intenso e vero di vivere questa Giornata di lotta contro la violenza sulle donne. Un dramma di cui però non dobbiamo dimenticarci nel resto dell’anno».