L’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, alla veglia per la Giornata dei missionari martiri: «Ci sono cristiani che risultano antipatici fino ad essere insopportabili, proprio perché sono cristiani. Sono i miti: quelli che non vorrebbero far del male a nessuno, che sarebbero contenti di essere amici di tutti. Ma viene il giorno in cui, alzano la mano e dicono: “io però non sono d’accordo”»
Pubblichiamo il testo dell’omelia tenuta dall’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, alla veglia di preghiera al Centro Pime in occasione della Giornata per i missionari martiri che cade nel quarantesimo anniversario dell’uccisione di mons. Oscar Arnulfo Romero, vescovo di San Salvador.
1. “… dare soddisfazione alla folla” (Mc 15,15).
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere (Mc
8,31).
Gesù prevede e annuncia le reazioni violente del potere costituito del suo tempo: per questo motivo sarà messo a morte.
I discepoli che scelgono di seguirlo sanno che non si possono immaginare una storia tanto diversa.
Il potere del tempo reagisce violentemente a coloro che seguono Gesù, parlano come ha parlato Gesù, vivono come ha vissuto Gesù.
Il potere reagisce con violenza e la reazione del potere alimenta la reazione popolare, crea un clima ostile, dichiara Gesù un malfattore contro il quale gridare: “crocifiggilo!”.
Siamo autorizzati a pensare che i martiri, prima di essere uccisi, per creare le condizioni per cui fossero uccisi, siano stati considerati impopolari, antipatici, addirittura pericolosi, non solo per il potere costituito, ma per il sentire popolare, per la gente.
2. Perché i cristiani sono antipatici?
Ci sono cristiani che si rendono insopportabili per molti motivi: perché hanno un brutto carattere, perché sono prepotenti, perché approfittano della loro posizione per interesse personale o di parte (la tribù, il partito, …), perché commettono abusi. Contro di loro la reazione popolare può essere violenta, fino all’uccisione. Non li chiameremo martiri. Sono insopportabili per comportamenti che non sono cristiani, sarebbero insopportabili anche per i cristiani.
Ci sono cristiani che risultano antipatici fino ad essere insopportabili, proprio perché sono cristiani.
Sono i miti: quelli che non vorrebbero far del male a nessuno, che non vorrebbero mai disturbare, che sarebbero contenti di essere amici di tutti. Se ne stanno tranquilli. Ma viene il giorno in cui, mentre tutta la classe o tutta la piazza sono presi da una passione violenta e applaudono a un capo che promette gloria e ricchezza a prezzo della libertà e della vita di altri, popoli o persone, alzano la mano, chiedono la parola e, per quanto siano spaventati, dicono: “io però non sono d’accordo”. Ricevono fischi e insulti, ma non possono tacere: “io non sono d’accordo”! Come Gesù, sono i cristiani antipatici.
Sono gli operatori di pace: amano la vita tranquilla, non sono litigiosi di natura, anzi non riescono a capire come si possa litigare. Ma viene il giorno in cui vedono il prepotente percuotere l’inerme: si fanno avanti e, anche se sentono una gran paura, si mettono di mezzo e dicono: “Non devi percuotere tuo fratello!”; oppure viene il giorno in cui mentre spirano venti di guerra e si diffonde un ardore che contagia tutti e tutti sembrano entusiasti: “Sì, combattiamo la nostra guerra, recuperiamo la nostra terra, conquistiamoci un posto al sole, andiamo a prendere quello che ci manca. Forza! Andiamo a fare la nostra guerra”. Allora gli operatori di pace si mettono di mezzo e alzano la loro voce per dire: “La guerra è una inutile strage: facciamo la pace!”. Diventano antipatici, sono accusati di viltà e di scarso amore per la patria, antipatici e insopportabili. Non di rado pagano caro il loro mettersi di mezzo. Come Gesù, sono i cristiani antipatici.
Sono assetati e affamati di giustizia: si interessano di politica, non perché hanno ambizioni di potere, ma perché hanno a cuore il bene comune, sentono il dovere di costruire un convivere fraterno; si interessano di economia, non perché amano gestire gli affari e far rendere i loro capitali, ma perché sentono dentro una ferita ogni volta che si accorgono che i ricchi sono abili nel diventare più ricchi e i poveri sono rassegnati a diventare più poveri; si interessano di educazione, non perché sono intellettuali che vogliono farla da maestri, ma perché hanno a cuore che ciascuno realizzi la sua vocazione e metta a servizio di tutti i suoi talenti. Sono affamati, sono assetati, perciò non risparmiano critiche ai politici, agli economisti, ai sistemi scolastici. Così si rendono antipatici e insopportabili. E chi non li sopporta trova come togliersi il fastidio. Come Gesù: sono cristiani antipatici.
3. Veneriamo i martiri.
A noi non piace di essere perseguitati, ma le beatitudini, con espressioni così consolanti, si concludono con la beatitudine meno simpatica: beati voi, quando vi insulteranno, vi perseguiteranno.
È la sorte che tocca a coloro che seguono Gesù: non perché abbiano un carattere difficile o siano prepotenti; piuttosto perché sono miti, amano la pace e la costruiscono, sono assetati di giustizia.
Noi veneriamo i martiri perché è una conseguenza possibile della sequela di Gesù.
Veneriamo i martiri e ci mettiamo in cammino: chi sa, forse sarà dato anche a noi di sperimentare come sia quella gioia dell’ultima beatitudine.