Lunedì 13 giugno il Papa andrà visiterà l’ufficio di Roma del Programma alimentare mondiale. Nel Giubileo della Misericordia Francesco punta l’attenzione sul “dar da mangiare agli affamati” come responsabilità di tutti.
Dar da mangiare agli affamati. “Tradotta” nel linguaggio delle opere di misericordia, è questa la missione del Programma alimentare mondiale (Pam). Non cade a caso, allora, la visita di Papa Francesco: lunedì 13 giugno il pontefice visiterà la sede di Roma di questa agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di distribuire cibo a chi è in grave stato di malnutrizione, assistendo una media di 100 milioni di persone in 78 Paesi del mondo.
È la prima volta che un Papa visita il Pam. Tutti i Pontefici, nel tempo, hanno fatto visita alla Fao. Papa Francesco è stato l’ultimo, il 20 novembre 2014, dopo Papa Benedetto XVI, Giovanni Paolo II, Paolo VI. Il Pam è un organismo di lotta alla fame «non solo teorico», ha spiegato monsignor Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede al Pam: ha 11.500 funzionari sparsi in tutto il mondo e ha il compito di distribuire il cibo alle persone malnutrite. Non è quindi un caso che questa visita di Papa Francesco abbia luogo proprio nell’anno del Giubileo della misericordia. Dall’altra parte, quella delle Nazioni Unite, il 2016 è l’anno in cui comincia il lavoro verso i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, che si prefiggono di affrontare le cause alla radice della povertà e della fame. Al centro del lavoro del Pam c’è la spinta a raggiungere l’obiettivo Fame Zero entro il 2030.
Per Papa Francesco il fatto che ci siano nel mondo 795 milioni di persone affamate non solo è uno “scandalo” ma un “peccato”, come ha detto lo scorso ottobre parlando con i volontari del Banco Alimentare. È uno scandalo che però «non deve paralizzarci, ma spingerci ad agire», aveva chiarito in un altro discorso, presentando la campagna della Caritas “Una sola famiglia umana, cibo per tutti” nel 2013. Sconfiggere la fame, insomma, non è una sfida impossibile. È questione, ha ribadito di recente il presidente di Caritas Internationalis, Luis Antonio Tagle, di cambiare paradigma, andando al nocciolo del problema: la lotta alla fame, così come quella contro lo spreco alimentare non è una questione tecnica, bensì «etica e antropologica». Dunque, riguarda tutti.
È utile allora conoscere alcune semplici informazioni – fornite proprio dal Pam – che illustrano la situazione attuale:
- Gli affamati nel mondo sono 795 milioni, ovvero una persona su nove, un numero che è diminuito di 216 milioni dal 1990. La situazione resta grave nei Paesi in via di sviluppo, dove il 12,9% della popolazione soffre di denutrizione.
- Due affamati su tre sono asiatici. Negli ultimi anni, in Asia meridionale la percentuale si è ridotta, ma nell’Asia occidentale essa è lievemente aumentata.
- L’Africa è il continente con maggior numero di affamati in proporzione alla popolazione. Una persona su quattro soffre di denutrizione.
- 1,3 miliardi di tonnellate di cibo – un terzo della produzione alimentare mondiale – sono gettate via
- Se le donne avessero lo stesso accesso degli uomini alle risorse, ci sarebbero 150 milioni di affamati in meno sulla terra.
- Quasi la metà delle morti dei bambini sotto i cinque anni (45%) è dovuta alla scarsa alimentazione
- Nei Paesi in via di sviluppo, un bambino su sei (sono circa 100 milioni) è sottopeso.
- Nei paesi in via di sviluppo, 66 milioni di bambini in età scolare – 23 milioni nella sola Africa – frequentano le lezioni a stomaco vuoto.