Ritratto del Paese dove il Pontefice farà tappa nel suo viaggio asiatico di novembre che lo porterà poi anche in Giappone
Non solo Giappone, ma anche Thailandia: la Sala Stampa della Santa Sede ha ufficializzato questa mattina l’itinerario del viaggio asiatico di papa Francesco, che lo vedrà in questi due Paesi dell’Estremo Oriente dal 19 al 26 novembre. A Bangkok sarà il secondo incontro di un pontefice con il Paese del Sorriso. Il precedente fu quello di Giovanni Paolo II nel maggio 1984 e se l’incontro con l’allora sovrano Rama IX (Bhumibol Adulyadej) confermò il reciproco rispetto tra i due leader, l’incontro con il Patriarca supremo del buddhismo thailandese fu poco più di un atto dovuto ma non mancò di suscitare interesse nella popolazione, in una realtà che ha nell’interpretazione locale della dottrina del Buddha uno dei suoi cardini storici ma che non è più chiusa nel lungo isolamento incrinato solo dagli scambi economici e dal turismo di massa.
Una religione, quella buddhista, che è tra i cardini del nazionalismo thai ma fatica a indirizzare la nazione sul piano morale e etico. Infine, una tradizione che contribuisce – con il richiamo a un certo disinteresse e individualismo – a disincentivare attivismo sociale e politico, garantendo così ai militari e alle élite tradizionali il controllo sui 70 milioni di thailandesi nonostante l’evoluzione tecnologica, le sfide regionali e i segnali di insofferenza tra i giovani.
Quella che pecederà la tappa giapponese dal 23 al 26 novembre, è una visita che segue l’invito formulato durante l’udienza privata tra Francesco e l’ex premier Yingluck Shinawatra a Roma il 12 settembre 2013; ma la prospettiva del viaggio per l’anno successivo fu bloccata dal colpo di Stato incruento del maggio 2014 guidato dall’attuale primo ministro, l’ex generale Prayuth Chan-ocha. L’invito al Santo Padre fu poi rinnovato dai vescovi thailandesi in visita ad limina apostolorum il 3 maggio 2018 durante un incontro con diversi spunti d’interesse, pur nella poca “appariscenza” della Chiesa siamese.
Occasione per lo scalo a Bangkok di un Papa che non ha mai fatto mistero del suo interesse per l’orizzonte ”asiatico”, sono i 350 anni dell’avvio dell’impegno delle Missioni Estere di Parigi nell’antico Siam, di cui sono eredi i circa 380mila cattolici e una Chiesa strutturata in 12 diocesi e 436 parrocchie che negli ultimi anni ha visto una profonda riorganizzazione e si è data nuovi obiettivi di attenzione sociale (gruppi tribali, diseredati urbani, tossicodipendenti e ammalati, immigrati e profughi…), al di là della tradizionale priorità data all’istruzione per la forte impronta salesiana
La missione ad gentes, che dal 1972 ha anche visto la partecipazione attiva del Pontificio istituto delle missioni estere (Pime) nelle diocesi di Bangkok e Chiang Mai, ha avuto un ruolo concreto di evangelizzazione e di promozione umana in una realtà dove inuguaglianza e sfruttamento sono raramente riconosciuti e sanzionati. La convivenza con altre fedi, a partire dal buddhismo, è una sfida anche per la missione; se il dialogo resta ancora agli inizi, in Thailandia non si segnalano comunque elementi concreti di tensione.