Un quartiere messicano salvato dai murales, la città di Aleppo ridipinta da cristiani e musulmani. E Papa Francesco con “la sua idea di arte”.
Foto: La deposizione di Caravaggio (Musei Vaticani)
«Dio non conosce la nostra attuale cultura dello scarto. Dio non scarta nessuna persona, cerca tutti, ama tutti». Il documentario “Papa Francesco. La mia idea di arte” concorrerà agli Oscar 2018. Prodotto dai Musei Vaticani e dalla Imago Film, è tratto da “La mia idea di arte” (Mondadori, 2015), un libro curato da Tiziana Lupi che illustra, appunto, la visione che l’attuale pontefice ha dell’arte e delle sue molteplici funzioni. «Per papa Francesco l’arte ha una funzione didattica e una sociale» ha spiegato la Lupi, che è anche curatrice del film. «È, cioè, uno strumento di evangelizzazione e, insieme, un mezzo efficace per combattere la cultura dello scarto».
Nella settimana appena trascorsa due immagini richiamano le parole del Papa sull’arte, la bellezza, e la ricerca di un’alternativa rispetto alla cultura dello scarto.
La prima è l’immagine di Aleppo ripulita e dipinta da un piccolo esercito di 200 persone. Un esercito di pace, questa volta. E di bellezza. L’iniziativa “Aleppo più bella” è stata lanciata dalla parrocchia latina della città siriana martoriata dalla guerra, con l’obiettivo di far risorgere dalla polvere e dalle macerie una rinnovata idea di bellezza, di pulizia, di ordine, nella consapevolezza che la pace passa anche attraverso la sistemazione di strade, case, negozi e piccole attività. Il primo gesto compiuto da quanti hanno aderito all’iniziativa, che ha coinvolto cittadini comuni e autorità, cristiani e musulmani insieme, è stato «la verniciatura dei bordi dei marciapiedi», ha raccontato il francescano padre Ibrahim Alsabagh. «Tutti i giovani della nostra parrocchia», insieme a «uomini e donne di buona volontà, in totale più di 200 persone, armati di pennelli, secchielli e vernice» sono andati «alla conquista della città… per renderla più bella». Il progetto continuerà anche nei prossimi giorni, seguendo una direttiva ben precisa: i volontari saranno suddivisi in squadre, ciascuna delle quali composta da 10 persone e un capogruppo. Il territorio interessato ai lavori di pulizia sarà diviso in settore e a ogni squadra saranno assegnate alcune vie e strade.
La seconda immagine è quella di Las Palmitas, un quartiere della città messicana di Pachuca de Soto, capitale dello stato di Hidalgo. Uno di quei quartieri a bollino rosso, giudicati pericolosi per gli innumerevoli casi di violenza e criminalità che quotidianamente si consumano per i suoi vicoli stretti e traditori. Un gruppo di artisti, riunitisi nel collettivo Germen Nuevo Muralismo Mexicano, ha dipinto insieme ai cittadini i 20 mila metri quadrati delle 209 case che compongono il quartiere, nell’ambito del programma governativo Nos Mueve La Paz. Il barrio è stato così convertito in un’enorme tela d’arte, il macro murales piú grande di tutto il Messico. La cosa interessante è che durante la realizzazione del murales il tasso di criminalità a Las Palmitas è diminuito del 69%. E anche dopo si è registrata meno violenza e una maggior sicurezza, che ha favorito anche la riattivazione delle relazioni e degli scambi commerciali.
Ad Aleppo e Las Palmitas non c’è la grande arte che si può ammirare nei musei. Ma c’è il rifiuto della guerra, della cultura dello scarto, della violenza. Esattamente l’idea di arte di papa Francesco.
«La bellezza si oppone al volgare, al banale, al superficiale», ha detto tempo fa Enzo Bianchi, monaco di Bose. «A poco vale ripetere la tanto citata frase di Dostoevskij sulla bellezza che salverà il mondo. Oggi, in realtà, si tratta di salvare la bellezza dal “mondo”, cioè, appunto, dalla volgarità e dalla violenza, dalla barbarie e dall´ignoranza, dall´egoismo e dall´indifferenza, dal cinismo e dal disprezzo. Ovviamente stiamo parlando di una bellezza che rinvia tanto all´estetica quanto all´etica, della bellezza che è un evento, non un dato predefinito, della bellezza che riguarda l´umanità dell´uomo, della bellezza che avviene all´interno di relazioni e che si manifesta come comunione, riconciliazione, pace, accoglienza, amore. Questa bellezza è una responsabilità e un compito degli uomini e delle donne, ed è costruzione che va edificata pazientemente con i frammenti del quotidiano e con i dettagli delle nostre vite».