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Icona decorativaIcona decorativa21 Dicembre 2017 Emanuela Citterio

L’ultimo dono di padre Gheddo

Ha donato le cornee Padre Piero, l’ultimo gesto di solidarietà dopo una vita dedicata al giornalismo e all’annuncio del Vangelo.
L’ultimo suo sguardo è stato di solidarietà per altri. Padre Piero Gheddo, missionario del Pime e giornalista scomparso ieri all’età di 88 anni, aveva deciso di donare gli organi, e le sue cornee sono state espiantate stamattina all’ospedale San Carlo Borromeo di Milano dove era ricoverato. Padre Gheddo, classe 1929, era uno dei più noti e amati padri del Pime, anche per via della sua prolifica produzione di scrittore e giornalista. La sua firma compare infatti su oltre 80 libri e su un incalcolabile numero di articoli e interventi, redatti durante un gran numero di viaggi che lo hanno portato a calcare il suolo di tutti i continenti. Originario di Tronzano Vercellese, missionario del Pime dal 1952 fu destinato dai superiori all’informazione missionaria compito a cui ha dedicato tutta la sua vita. È stato tra i fondatori della casa editrice Emi, dell’agenzia stampa Asianews e di Mani Tese, oltre che direttore di Mondo e Missione dal 1959 al 1994. Il suo sguardo non ha mai cessato di essere vivace e curioso, e ha spaziato in tantissimi Paesi del Mondo. A 88 anni continuava a scrivere ogni giorno, con l’aiuto prezioso di suor Franca Nava, missionaria dell’Immacolata e sua collaboratrice a tempo pieno da 44 anni, una vita. Prima che la malattia lo riportasse alla casa del Padre stava lavorando a un nuovo libro dedicato alla storia del Pime. «Sapevo della volontà di padre Gheddo di donare gli organi», dice suor Franca. «Quando ieri mi ha chiamato da Cesano Boscone il responsabile della casa ambrosiana dove era ricoverato, ho sentito subito suo fratello, che mi ha dato il via libera dicendomi “Se possiamo fare qualcosa di bene, facciamolo”. A 88 anni non poteva donare molto, padre Piero, ma le cornee sì». Suor Franca ha aiutato padre Gheddo nella scrittura dei libri, nella sua fittissima corrispondenza, e nelle sue molte opere di solidarietà personali e nascoste, facendogli da assistente a tempo pieno. «E pensare che quando la mia madre generale, tanti anni fa, mi chiese di aiutarlo non ero affatto convinta! Ero infermiera, e avere a che fare con le carte non mi piaceva proprio. Dissi: io rimango tre mesi, poi vedremo!». Sono passati 44 anni da allora, e suor Franca lavora ancora in ufficio presso il Pime di Milano, immersa fra libri e corrispondenza. «Sa una cosa? Non parlava mai male di nessuno, non una parola. A volte lo scuotevo: “Ma questi qui li mandi a quel Paese!”. Mi rispondeva: “Suor Franca… i miti erediteranno la terra”».      

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