Martiri dell’Algeria, martiri dell’amore oltre l’odio

Martiri dell’Algeria, martiri dell’amore oltre l’odio

Saranno beati Pierre Claverie, i monaci di Tibhirine e gli altri religiosi uccisi in comunione con il popolo dell’Algeria negli anni della violenza islamista: papa Francesco ha firmato il decreto. Il postulatore Georgeon a Mondo e Missione: «Queste diciannove persone ci invitano alla conversione: “Prendi apertamente la parte dell’amore, del perdono, della comunione contro l’odio, la vendetta e la violenza”».

 

«Queste diciannove persone ci invitano anche alla conversione, non a un cambio di religione, ma a una dinamica interiore. “Prendi apertamente la parte dell’amore, del perdono, della comunione contro l’odio, la vendetta e la violenza”. Alcune frasi di frère Henri Vergès dicono questa speranza condivisa, questo Vangelo della vita che hanno voluto seguire sino al dono supremo».

Era ormai nell’aria la notizia della firma del decreto sul martirio del vescovo Pierre Claverie e dei suoi diciotto compagni, tra i quali i monaci di Tibhirine, arrivata questa mattina. E proprio questo già sul numero di questo mese di Mondo e Missione avevamo chiesto al postulatore di questa causa di beatificazione, il monaco trappista Thomas Georgeon che ha studiato a fondo le loro vite, di spiegarci il senso di questo riconoscimento da parte della Chiesa.

«Rendere omaggio ai 19 martiri cristiani significa rendere omaggio alla memoria di tutti coloro che hanno dato la loro vita in Algeria negli anni Novanta – ci ha detto ancora Georgeon -. È un’occasione per ricordare tutti coloro che hanno dato la loro vita in quegli anni bui, ma anche per riscoprire il significato vero del termine “martire”, ovvero “testimone”».

«La Chiesa è in una logica di perdono e di misericordia e desidera offrirla all’intera Algeria; essere colei che aiuta a medicare le ferite, rispettando la sofferenza e le cicatrici ancora numerose. Il Santo Padre ha insistito molto su questo punto durante l’udienza che ci ha concesso con i vescovi Paul Desfarges di Algeri e Jean Paul Vesco di Orano. E ha sottolineato il significato di questa causa, parlandoci di Mohammed, il giovane amico del vescovo Claverie assassinato insieme a lui. Il loro sangue si è mescolato nell’amore per quella terra e quel popolo. Questo bisogna spiegarlo».

Nell’intervista il postulatore racconta anche che «il desiderio dei vescovi algerini è che la beatificazione possa essere celebrata in Algeria, a Orano, diocesi di cui mons. Claverie era il pastore. Il Papa andrà in Algeria? Tutto è possibile, ma nulla è deciso».

Leggi qui il testo completo dell’intervista dedicata ai Beati di Algeria pubblicata sul numero di gennaio di Mondo e Missione