AL DI LA’ DEL MEKONG
Sento quel «sì» pronunciato anche oggi

Sento quel «sì» pronunciato anche oggi

Penso a quel “si” detto allora, che chiede di rinnovarsi ogni giorno. In questi giorni di Covid19 entriamo nel mistero di una perdurante Annunciazione, di un “si” da dire ogni giorno, misurando le forze e dosando le medicine in un’alchimia che può venire solo dall’amore delle mamme

 

«Era ostetrica, pronta alla vita.
Teneva tra le dita i corpi bianchi appena nati …
E a ogni figlio a fior di labbra,
parlava una preghiera» (1)

 

Oggi, giorno in cui la Chiesa ricorda l’annuncio dell’angelo a Maria vorrei esprimere una parola per esaltare l’avventura umana di chi ha detto di “si” alla vita in tutte le sue forme. Mai come di fronte al diffondersi subdolo della pandemia Covid-19 si vorrebbe urlare questo “si”. Chiunque sente veri i versi finali di Ungaretti in Veglia, «Non sono mai stato / tanto / attaccato alla vita». La festa di oggi però ci consente di ricordare anche un’altra circostanza, la scomparsa, lunedì 23 marzo, di Carlo Casini, fondatore e promotore del Movimento per la vita (2). Anche la sua avventura umana, ottavo di nove figli, ci spinge a considerare il “si” alla vita come decisivo per il dopo-coronavirus. La speranza e il futuro, non esigono solo strategie, ma un più deciso “si” alla vita.

San Bernardo ha scritto a proposito del mistero dell’Annunciazione una pagina ancora insuperata. Dopo l’annuncio, «ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù» (Lc 1,31), Bernardo immagina l’angelo Gabriele in attesa della risposta di Maria. «L’angelo aspetta la risposta: deve fare ritorno a Dio che l’ha inviato. Aspettiamo, o Signora, … anche noi…». «Tutto il mondo è in attesa… dalla tua bocca dipende la consolazione dei miseri… la salvezza di tutti i figli di Adamo… Perché tardi? Perché temi?… Apri, Vergine beata, il cuore alla fede, le labbra all’assenso, il grembo al Creatore». «Eccomi – dice – sono la serva del Signore…» (3). Qui ha inizio l’avventura umana di Gesù. Per il “si” di una donna. «All’inizio – scrive Casini – l’uomo è quasi nulla: appena visibile al microscopio, non ha neppure la forma umana. Non possiede nulla. Non può nulla. Può solo confidare nell’accoglienza di una donna». Che per questo non andrebbe mai lasciata sola. Da quella prima Annunciazione, Maria ha reso la maternità la via di Dio e il suo “si”, il “si” di ogni donna, un “si” al Dio che viene.

Ebbene, sento quel “si” pronunciato anche oggi!

In questi giorni di coronavirus i centri diurni, le comunità per persone diversamente abili, sono chiuse. Quell’«io resto a casa» sta assumendo per alcuni i toni drammatici e inediti di una resistenza, con mamme che devono gestire i propri figli autistici, diversamente abili, o con qualsiasi altro deficit, in modo da continuare a vivere. «Speriamo che finisca presto», mi diceva la mamma di un ragazzo autistico. «Mi hanno dato dei farmaci da somministrare a L., ma non riesco, non è giusto. Capisco che a volte l’impeto potrebbe scaricarsi sulla sorellina più piccola, ma faccio fatica a sedarlo per così tanto tempo».

Penso a questa mamma, alle tante mamme. Penso a quel “si” detto allora, che chiede di rinnovarsi ogni giorno. Entriamo nel mistero di una perdurante Annunciazione, di un “si” da dire ogni giorno, misurando le forze e dosando le medicine in un’alchimia che può venire solo dall’amore delle mamme. Perché i farmaci non siano troppo forti fino a perdere il sentimento e perché al contempo sia prevenuto qualsiasi scatto di violenza. C’è qui dentro un “si” al mistero della vita che è sempre al di là di noi. Eppure dentro di noi. «Lo Spirito Santo scenderà su di te» promette l’angelo, e «la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra». Vogliamo crederlo per tutte le mamme che rinnovano il loro “si” alla vita ogni giorno.

In questi giorni si invoca un nuovo modello di sviluppo. Per alcuni la globalizzazione è ancora destino inevitabile tanto più ora che il virus ha dimostrato quanto siamo interconnessi. Per altri è superata dall’urgenza che lo stesso virus ha portato alla ribalta, quella di marcare i confini, di difendere le identità non in modo ideologico ma perché nella cura del particolare si preserva anche la qualità dell’operare, si ama e si promuove il territorio perché in esso si riconoscono le proprie radici. Il dibattito è aperto.

Quello che invece non può dipendere da un’opinione, da un’ideologia o dall’entità degli aiuti di Cina, Russia e Cuba, è il mistero dell’Annunciazione che oggi celebriamo. Quel “si” a Dio che ha generato una cultura, un’umanità per tanti versi vista in azione in questi giorni. E che le mamme, certe mamme, anche in tempo di crisi, sanno riproporre in modo così sublime e sorprendente.

Il “si” di Maria è certamente un “si” alla vita nascente. Ma ancor di più è un “si” al Dio vivente. Un “si” eminentemente politico così come figura eminentemente politica è quell’ostetrica nei versi di apertura, nonna della poetessa che li ha scritti, così «pronta alla vita» che «a ogni figlio a fior di labbra, / parlava una preghiera».

 

  1. R. Dapunt, La terra più del paradiso, Torino 2008, 16.
  2. Si legga questo articolo di Avvenire
  3. San Bernardo, Omelie sulla Madonna, il testo qui