Il 14 febbraio il vescovo di Tonga, piccolo arcipelago dell’Oceania, sarà creato cardinale da Papa Francesco nel concistoro. Un segno particolare di attenzione alla Chiesa del Pacifico
Tre ore di volo sull’Oceano Pacifico solo per raggiungere Auckland, la capitale della Nuova Zelanda. E poi – tra scali e soste – un’altra quarantina di ore per arrivare a Roma. Se il criterio per scegliere un Papa dovesse un giorno essere sul serio «prenderlo dalla fine del mondo» – come disse di sé Jorge Mario Bergoglio, la sera del 13 marzo 2013 – il cardinale Soane Patita Paini Mafi avrebbe pochi rivali. Tra le tante sorprese della lista dei venti presuli che il 14 febbraio riceveranno la porpora nel concistoro, la scelta del vescovo di Tonga è di gran lunga quella che più di ogni altra mostra come l’attenzione per le periferie non sia solo uno slogan per Papa Francesco.
Cinquantatré anni, nativo di Nuku’alofa – la capitale del Regno di Tonga, dove vive la maggior parte della popolazione – il neo cardinale Soane Patita Paini Mafi porterà nel sacro collegio la voce di una piccola Chiesa di appena 14 parrocchie in un arcipelago della parte meridionale dell’Oceano Pacifico: 176 isole (due terzi delle quali disabitate), sparse su una superficie marina di 700 mila chilometri quadrati (oltre due volte l’Italia). Un cardinale di un Paese di poco più di 100 mila abitanti, quasi tutti cristiani, dove i metodisti sono la confessione maggioritaria e i cattolici non arrivano a 20 mila.
Paini Mafi è il primo sacerdote diocesano ad essere stato chiamato – nel 2008 a soli 47 anni – a guidare la Chiesa di Tonga (prima di lui tutti i vescovi erano stati religiosi maristi, la congregazione missionaria a cui è legata la storia del cattolicesimo in questo angolo dell’Oceania, iniziata nel 1842). Dal 2010 guida anche la Conferenza episcopale del Pacifico, che raccoglie tutte le diocesi presenti nelle isole più remote: le Fiji, la Micronesia, Guam, Tahiti…
«Quando abbiamo sentito la notizia non volevamo crederci – racconta Viliami Falekaono, direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della diocesi di Tonga -. Il vescovo stesso ha appreso per telefono la notizia da suo fratello, che vive negli Stati Uniti… Per noi è stata una gioia immensa unita a un nuovo senso di appartenenza alla Chiesa, che davvero oggi ci appare unita e universale. E un segno molto bello è stato il fatto che a Tonga anche alcune comunità non cattoliche hanno pregato per il vescovo nominato cardinale».
Come presidente della Conferenza episcopale del Pacifico mons. Paini Mafi aveva già partecipato in ottobre al sinodo dei vescovi. «Rientrato a Tonga da quell’esperienza – continua Falekaono – aveva ribadito che una vita buona nella famiglia è il primo fondamento della nuova evangelizzazione».
Nella sua nomina a cardinale ha invitato a vedere, più che un merito personale, un omaggio al cammino compiuto dalla Chiesa a Tonga. «L’opera di Dio è sorprendente – ha commentato -. In sette anni da vescovo ho imparato molto, ma sto ancora cercando di imparare. Se Roma ha trovato qualcosa di significativo in questo mio ministero è solo per l’opera dell’intera diocesi e il carisma di quanti mi hanno preceduto».
Il nuovo cardinale, figlio e nipote di catechisti locali, è cresciuto nella parrocchia di Kolofo’ou. Ha studiato nel Seminario Regionale del Pacifico, che si trova a Suva nelle isole Fiji. Appena ordinato sacerdote è stato parroco per quattro anni ad Ha’apai, che è una delle isole minori di Tonga. Finché il suo predecessore, il vescovo Soane Lilo Foliaki, non lo ha scelto a soli 34 anni come proprio vicario generale, per poi inviarlo a studiare negli Stati Uniti, all’Università dei gesuiti di Baltimora. Esperienza significativa non solo per l’approfondimento teologico, ma anche per il contatto con le comunità della diaspora di Tonga: negli Stati Uniti vive infatti la più folta delle comunità degli emigrati, che sono ormai più numerosi dei tongani rimasti in patria. Un pastore giovane, dunque, che sopra il clergy-man indossa il ta’ovala – l’abito tradizionale di Tonga, con cui ci si cinge i fianchi – e nello stesso tempo sta promuovendo la nascita di un Istituto teologico locale per la formazione del clero (in crescita) e dei laici. Un pastore di un Paese che vive una fase di transizione politica: ha appena qualche anno la trasformazione della monarchia dei Tu’i Tonga in un sistema parlamentare. In un contesto che deve comunque fare i conti con una struttura sociale incentrata ancora sui clan e su un’economia che – al di là delle rimesse dei migranti – va poco oltre l’agricoltura di sussistenza.
Realtà lontana eppure nel cuore della Chiesa. Ed è suggestivo pensare che proprio un vescovo come Soane Patita Paini Mafi – proveniente da un mondo in apparenza così remoto – diventerà il più giovane cardinale del Sacro Collegio. Icona vivente di quella sintesi tra antico e nuovo a cui il cattolicesimo del XXI secolo è quanto mai chiamato. MM