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Coronavirus in favela, il coprifuoco delle bande. E la fame avanza

In Brasile dove non arriva lo Stato, arrivano i banditi: sono stati i capi delle organizzazioni criminali a indire il coprifuoco nelle baraccopoli più popolose per contenere l’epidemia. Intanto una ricerca lancia l’ennesimo allarme: il 92% delle donne dice che entro mese sarà impossibile comprare qualsiasi alimento
  «Attenzione a tutti gli abitanti. Coprifuoco a partire da oggi, dalle 20. A chi sarà visto per strada dopo questo orario insegneremo cosa significa avere rispetto per gli altri». Messaggi come questo sono reali e stanno circolando sui cellulari degli abitanti delle più grandi favelas del Brasile, da Rio de Janeiro a San Paolo, da Natal a Recife. I capi delle organizzazioni criminali delle baraccopoli più popolose hanno indetto il coprifuoco, come misura per combattere la diffusione del coronavirus in quei luoghi, lasciando intendere cosa possa succedere a chi decida di non rispettare questa regola: sul web sono anche circolate fotografie di giovani armati di fucile e pistola che controllano le piccole strade delle favelas, assicurandosi che tutti stiano in casa. Una triste realtà. Dove non arriva lo Stato, arrivano i banditi. Mentre Bolsonaro cambia ancora il tono delle sue dichiarazioni e mentre è in atto una vera e propria lotta politica con i Governatori degli Stati, suoi alleati di maggioranza, le favelas si organizzano da sole. In alcune “comunità”, come vengono chiamate in Brasile, Ong e associazioni hanno creato una rete di solidarietà per garantire aiuto e assistenza alle famiglie e alle persone più povere. Ma gli ordini dei capi criminali di queste aree sembrano quasi l’unica misura necessaria da attuare per evitare la propagazione del coronavirus là dove non ci sono servizi di base come l’acqua potabile, dove sarebbe impossibile l’autoisolamento e dove le persone stanno già soffrendo a causa della perdita del lavoro (come dichiarava il leader di Paraisopolis, una delle favelas più grandi tutto il Paese, a questo link), a seguito della sospensione delle attività commerciali. A proposito di questo, una ricerca di Data Favela pubblicata dalla Bbc Brasil, lancia l’ennesimo nuovo allarme: nelle baraccopoli brasiliane vivono circa 13 milioni di persone, di questi circa 5,2 milioni sono madri che vivono sole con i propri figli. Il 72 per cento di queste donne, si legge nella ricerca, ha dichiarato di non riuscire a comprare alimenti per i propri figli a causa della perdita del lavoro per il coronavirus, e quindi a causa dell’assenza di quel minimo salario giornaliero. Il 73 per cento ha dichiarato di non aver nessun risparmio che permetta di mantenere le spese senza il lavoro; il 92 per cento ha affermato che dopo un mese di isolamento e quarantena sarà impossibile comprare qualsiasi tipo di alimento. Otto su dieci hanno spiegato come il guadagno sia notevolmente calato con questa emergenza e il 76 per cento ha aggiunto che con le scuole chiuse e i figli a casa tutto il giorno, le spese sono aumentate. La ricerca è stata condotta tra il 26 e il 27 di marzo: sono state intervistate 621 donne, maggiori di 16 anni, che vivono in 260 favelas, in tutti gli Stati del Brasile.   Foto: Flickr / Eric Wienke

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