Ha vissuto nella città siriana tutti gli anni della guerra. Ma ora il Coronavirus l’ha portato via. La morte del francescano libanese fra Edward Tamer, un simbolo dell’avanzata del Covid-19 in Siria
“Come cristiani non prendiamo la parte di nessuna delle due fazioni, ma da buoni cittadini rispetteremo chi sarà chiamato a governare. Noi auspichiamo il dialogo per raggiungere una soluzione condivisa e senza spargimento di sangue”. Nell’agosto di otto anni fa da Aleppo fra Edward Tamer, consegnava all’agenzia Sir queste parole. Eravamo proprio all’inizio della tragedia che avrebbe fatto della grande città del nord il luogo simbolo della guerra in Siria. E questo francescano libanese – che aveva vissuto il suo ministero nelle scuole promosse dai frati ad Aleppo ed era stato anche autore delle traduzioni in arabo di importanti opere teologiche – confessava di rifugiarsi nei suoi amati libri: “Dalla Parola – raccontava – mi viene il conforto e la forza per restare e andare avanti”.
Quante volte questa forza deve averlo accompagnato negli anni durissimi dell’assedio di Aleppo. Ma a portarlo via oggi è stata un’altra battaglia: quella contro il Covid-19 che negli ultimi giorni sta avanzando in maniera molto preoccupante in Siria. A dare la notizia della sua morte è stato il convento dei francescani di Aleppo, in questi anni punto di riferimento costante sull’altro volto della guerra: quello delle sofferenze della gente comune, ostaggio di questo lungo conflitto che dura ormai da nove anni.
E anche la morte di fra Tamer – 82 anni, da una ventina ormai ad Aleppo – rappresenta in qualche modo un simbolo. Perché la Siria, in teoria, non figura ancora tra i Paesi più colpiti dal Coronavirus: appena 1327 i casi complessivi registrati a ieri, 53 i morti ufficiali. Ma, come ormai dovremmo avere imparato, i numeri da soli non bastano a misurare davvero l’impatto della pandemia. Perché contano anche i contesti: più sono fragili e più il virus diventa pericoloso. E che cosa c’è di peggio di un Paese lasciato in macerie da una guerra tutt’altro che finita e con un contesto politico in cui le sanzioni vanno a colpire anche i reagenti chimici per effettuare i test?
Dietro alla morte di fra Edward c’è dunque la preoccupazione crescente per tutta la Siria oggi alle prese col Covid-19: chi sta provando a ricostruire Aleppo, chi resta nei campi profughi, chi a Idlib fa ancora i conti con il volto più duro della guerra… Mille volti che ci ricordano l’urgenza di una pace vera in Siria. Oltre tutte le sue sofferenze.