“Bel Espoir”, il veliero della speranza arriva in Sicilia

Partito da Barcellona, ha fatto tappa in questi giorni a Palermo. E per otto mesi attraverserà il Mediterraneo, coinvolgendo duecento giovani provenienti da tutti i Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum. Obiettivo: testimoniare la fraternità tra i popoli in occasione dell’anno giubilare.
«Nel mondo di oggi, nelle difficoltà che viviamo, “mettersi in barca” vuole essere un segno di ripartenza». È quanto racconta Alessia Nuti, 22 anni, unica italiana tra i duecento giovani che stanno prendendo parte all’iniziativa “Med25 – Bel Espoir”, un viaggio nel Mediterraneo sulla nave scuola della pace, partita a marzo 2025 da Barcellona. Nei giorni scorsi ha fatto tappa in Sicilia dove tornerà il 15 aprile, dopo un passaggio in Tunisia. A bordo ci sono gruppi di giovani provenienti da varie parti del mondo. È il “viaggio della speranza”, nato su iniziativa dell’arcivescovo di Marsiglia, il cardinale Jean-Marc Aveline, a cui Papa Francesco ha affidato la missione per il Mediterraneo. Durerà otto mesi e toccherà tutte le sponde del bacino mediterraneo. Per i giovani che hanno preso parte al progetto significa incontrarsi e incontrare culture diverse, con l’obiettivo di testimoniare la fraternità tra i popoli in occasione dell’anno giubilare.
«Non ero mai salita su una nave e i primi giorni molti di noi stavano male», racconta Alessia, che viene dalla provincia di Forlì-Cesena, studia Relazioni internazionali ed è venuta a conoscenza di Bel Espoir grazie al passaparola di un’amica. Incuriosita dai temi proposti, coerenti anche con il suo percorso di studi, ha deciso di imbarcarsi. «Mi sono chiesta, “perché dobbiamo dialogare di pace proprio stando in mare aperto?”. Poi mi sono resa conto che questi giorni ci hanno aiutato a vivere l’esperienza in modo del tutto diverso: la barca è diventata per noi quasi una casa, un luogo sicuro».
Il progetto è nato sulla scia degli Incontri del Mediterraneo, tenutesi gli scorsi anni in diverse città europee (Bari nel 2020, Firenze nel 2022, Marsiglia nel 2023 e Tirana nel 2024). Proprio Marsiglia ha deciso di raccogliere l’invito di Papa Francesco a impegnarsi per favorire la pace tra le diverse realtà presenti su tutte le coste del Mediterraneo. Così è nata l’idea di una traversata che toccasse le coste di Nord Africa, Medio Oriente, Mar Egeo, Balcani ed Europa meridionale. Dopo la partenza dalla Spagna e alcune soste, la nave ha toccato Palermo, dove si è fermata solo per pochi giorni da sabato 29 a lunedì 31 marzo. Qui ha avuto inizio la seconda tappa dell’itinerario, focalizzato sul tema Educazione e società, con il quale si intende porre lo sguardo sui sistemi educativi delle diverse aree del Mediterraneo. Una delle domande di fondo dei partecipanti è come far convergere le similitudini educative per costruire uno spazio di pace e giustizia che sia comune a tutti.
Ma è solo uno dei tanti temi che i duecento ragazzi e ragazze che si alternano sulla nave affronteranno nel corso di questa “odissea”. Tutti riguardano le grandi questioni del nostro tempo: migrazioni, ruolo delle donne, sviluppo e ambiente, dialogo interreligioso e interculturale. I giovani hanno tra i 20 e i 35 anni, e i gruppi in viaggio partecipano a incontri e seminari. Sono occasioni di confronto e conoscenza dei diversi approcci culturali su istante che riguardano davvero tutte e tutti. L’arcivescovo di Marsiglia, il cardinale Jean-Marc Aveline, nell’omelia pronunciata il 2 marzo, prima della partenza ufficiale da Barcellona, ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa: «Abbiamo bisogno di pace nel Mediterraneo, specialmente in questi giorni di crescenti tensioni internazionali e con il rumore delle armi sempre più minaccioso. La sete del potere e del profitto da parte di alcuni nostri dirigenti fa correre all’umanità degli enormi pericoli, a danno delle persone e dei popoli, specialmente dei più poveri e vulnerabili. Perché coloro che dichiarano le guerre, difficilmente ne sono anche le vittime!».
Il punto forte sono state le esperienze di incontro fatte con i ragazzi provenienti dagli altri Paesi. «Studiando Relazioni internazionali – spiega Alessia Nuti – conosco un po’ le dinamiche che riguardano i singoli Paesi, ma incontrare le persone che ci vivono è tutta un’altra cosa. Mentre eravamo a Ceuta, una ragazza musulmana ha invitato me e altri ragazzi con cui abbiamo legato a partecipare all’iftar, la rottura del digiuno durante il periodo di Ramadan, con la sua famiglia. Io ho accettato un po’ per curiosità, non sapevo nemmeno cosa fosse l’iftar. Mi aspettavo che quella musulmana fosse una cultura chiusa e invece ci hanno accolti a braccia aperte. Mi sono resa conto che forse la chiusura era mia».
Il tema affrontato nella prima fase del viaggio riguardava il dialogo interculturale. Nuti racconta: «Oltre alle conferenze abbiamo provato a parlare di temi come ambiente, immigrazione e religione nei cosiddetti “Team Time”, durante i quali, in una prima fase, eravamo tenuti ad ascoltare chi parlava senza intervenire. Solo in un secondo momento si apriva il dialogo e potevamo far convergere pareri e idee. Ho capito quanto è importante prima ascoltarsi, perché spesso è dall’interruzione che nasce l’incomprensione». Così Nuti è arrivata a capire che il dialogo interculturale è davvero possibile: «Nonostante molti nostri ragionamenti divergessero per motivi culturali, in qualche modo si riusciva sempre a trovare elementi di contatto nelle nostre opinioni. Abbiamo cercato di “incontrarci a metà strada”, nel rispetto delle nostre differenze. Quindi sì, in questa misura il dialogo interculturale esiste ed è possibile».
Provenienti da Palestina, Libano, Siria, Egitto, Marocco, Spagna, Francia, Grecia, Italia e altri Paesi del Mediterraneo, questi giovani stanno dunque scoprendo un nuovo modo per fare rete, conoscere e scoprire le differenze e imparare a renderle un motivo di unità più che uno strumento che crea divisione. «Forse noi europei viviamo in una bolla, dove ci occupiamo dei nostri problemi interni e pensiamo di guardare quelli esterni, ma questa esperienza mi ha aperto gli occhi su tantissime cose – aggiunge la studentessa -. Quando l’ultimo giorno ci siamo salutati, ci siamo tutti detti la stessa cosa: “Ti aspetto nel mio Paese”. È venuto naturale, e questo fa capire quanto le persone del Mediterraneo abbiano voglia di essere unite tra loro. Anzi, lo sono già!».
Dopo la tappa palermitana, il viaggio prosegue a Bizerte (Tunisia), Malta, La Canea (Grecia), Nicosia (Cipro), Jounieh (Libano), Istanbul (Turchia), Atene (Grecia), Durazzo (Albania). Poi si prevedono ulteriori attracchi in Italia e in particolare a Trieste, Ravenna, Bari e infine Napoli. La traversata si concluderà a Marsiglia il 25 ottobre 2025.

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