C’è chi partecipa alla Giornata mondiale della gioventù e chi lavora la terra in Sicilia nei campi confiscati alla mafia. I giovani che piacerebbero a Papa Francesco.
«Che schifo la Sicilia, c’è solo la mafia!” Quante volta ci capita di sentire frasi del genere? Quante volte uno stereotipo riesce perfino a sostituire la realtà? Eppure ogni tanto è necessario aprire gli occhi, aprirli davvero, toccare con mano, e non fermarsi semplicemente alle apparenze». Inizia così una lettera pubblicata oggi da Il Tirreno scritta da un gruppo di ragazzi al termine di un campo di lavoro a Castellamare del Golfo, in Sicilia organizzato da Libera, Associazioni, Nomi e Numeri contro le mafie.
Questi ragazzi “ad occhi aperti” piacerebbero a Papa Francesco, che ieri alla Giornata mondiale della gioventù in Polonia ha dato uno “strattone” ai giovani di tutto il mondo: «non gettate la spugna prima di “iniziare la partita”. Non arrendetevi prima di giocare. Questo mi addolora: vedere giovani che sembra andati in pensione a 23, 24, 25 anni».
«Il campo si è svolto all’interno di un terreno confiscato alla mafia che noi ragazzi provenienti da varie regioni dell’Italia abbiamo contribuito a rendere migliore con attività che variavano da estirpare le erbacce a costruire muretti per le aiuole» raccontano i giovani del campo di lavoro di Libera.
Continuano: «Oltre all’impegno però è stata fondamentale la formazione: abbiamo avuto incontri toccanti come quello con Giovanni Palmieri, figlio di Gaspare Palmieri, vittima innocente di mafia, che ci ha raccontato la storia di suo padre e in pochi minuti è riuscito ad arrivare ai cuori di ognuno di noi. Abbiamo avuto altri incontri, forse meno toccanti dal punto di vista emotivo, ma che ci hanno permesso di comprendere meglio come la mafia agisce, quale ruolo hanno le donne, come si entra a farne parte, che cos’è il racket, la strategia del terrore che utilizza ecc… Ma soprattutto abbiamo avuto un grande esempio di impegno antimafia. Abbiamo avuto a che fare con persone, (siciliani s’intende!) che credono nella legalità e condannano l’indifferenza, che ci hanno trasmesso in così pochi giorni una grandissima voglia di fare, e di scegliere da che parte stare, perchè non sempre ci si può limitare ad osservare da lontano».
Nello stesso periodo, a Favignana, altri 90 giovani hanno regalato lavoro e impegno (2880 ore circa) per riqualificare un altro terreno confiscato attorno alla villa di un imprenditore legato alla mafia, ora Casa Macondo, affidata al circolo Legambiente delle Egadi.
Il risultato non è stato solo il lavoro pratico: la riqualificazione di un terreno confiscato (i ragazzi hanno lavorato in un terreno strappato al boss Virga), l’enorme lavoro di pulizia delle spiagge e dei bassi fondali, la piantumazione e la cura dei sentieri. Il più grande compito dei volontari è quello di rappresentare la vicinanza e il sostegno,di incarnare quel ponte culturale che serve per tener viva l’isola e la sua comunità. Tanti sono i ragazzi isolani che si sono lasciati coinvolgere e che annualmente hanno la possibilità di mettersi in gioco, di insegnare e imparare, in una lotta comune contro indifferenza e abbandono.
«Un’esperienza come questa non può in nessun modo scivolarti sulla pelle, no, un’esperienza così è un marchio a fuoco che nessuno potrà mai toglierci» concludono i ragazzi del campo di Castellamare, che ringraziano gli animatori del campo «che ci hanno sopportato per una settimana, che ci hanno fatto sentire come a casa nostra, e che, come loro stessi hanno detto, non hanno cercato di accudire bambini, ma di formare adulti».
Parole che sembrano riecheggiare quelle dette dal Papa, che ha sottolineato il valore di “aiutarsi a vicenda”, perché “le cose si possono cambiare quasi sempre”, e “perché non vogliamo lasciarci rubare il meglio di noi stessi, non vogliamo permettere che ci rubino le energie, la gioia, i sogni con false illusioni”.