Proprio mentre il mondo vive giornate così difficili giovani da tutto il mondo si incontrano in Italia per un’iniziativa estiva promossa ogni anno dal 2009 dall’associazione «A gonfie vele» di Piacenza. «Un dialogo vero, non fatto solo di parole, ma di gesti, di momenti passati insieme, di amicizia»
«Dove sta la magia?». Questa è la sola domanda che sorge spontanea dopo aver trascorso qualche ora con i ragazzi della Settimana della Mondialità. Anche quest’anno l’incantesimo si ripete a Villa Grugana dal 17 al 24 luglio: messicani, israeliani, giordani, macedoni, italiani sotto lo stesso tetto per parlare di sé, giocare, fare festa ma soprattutto conoscersi.
Giunta ormai alla settima edizione, la Settimana della Mondialità offre ai ragazzi di tutto il mondo la possibilità di incontrare e creare un dialogo reale con coetanei diversi per cultura, lingua e religione. «Un dialogo vero, non fatto solo di parole, ma di gesti, di momenti passati insieme, di amicizia» precisa Giuliana Rapacioli, la responsabile dell’iniziativa. «Era il 2009 quando un gruppo di ragazzi ha chiesto a noi adulti di essere aiutato a realizzare un grande desiderio: incontrare altri giovani, confrontarsi con loro e cercare insieme un modo per far convivere identità diverse». Il desiderio a poco a poco ha trovato forma prima con la nascita dell’associazione “A gonfie vele” di Piacenza e poi con la prima Settimana della Mondialità. E ora, dopo sette anni, questi ragazzi ormai cresciuti condividono lo stesso desiderio con tantissimi altri. Da questa esperienza, infatti, sono passati centinaia di giovani dalle provenienze più disparate: ugandesi, giapponesi, brasiliani, polacchi, palestinesi…
«La forza di quest’esperienza educativa è da ricercare nella bellezza e nella ricchezza dell’incontro con l’altro, che solo in apparenza è altro da me, ma che in realtà è come me. Dialogo, scambio e relazione in una cornice tutta giovane, questa è la Settimana della Mondialità» afferma Angelica, l’accompagnatrice del gruppo proveniente dalla Galilea del Nord. «Questa esperienza è ricca di contenuti e valori positivi: bontà, gratuità, speranza sono le parole chiave di questa proposta» conclude Tarek, professore di una scuola nel Sud della Galilea.
Vancho, invece, dalla Macedonia, ha scelto di portare i suoi ragazzi per il terzo anno consecutivo alla Settimana perché ha trovato in questa iniziativa una libertà di espressione mai vista: «La Settimana della Mondialità è uno spazio dove tutti possono parlare e pensare liberamente senza che nessuno giudichi o si metta in competizione. Le attività quest’anno incentrate sul tema della fedeltà e della libertà faranno riflettere i ragazzi in modo giocoso, ma non scontato. Una formazione di questo tipo può cambiare il loro futuro».
Nahid, docente di tecnica in Giordania pensava di portare i suoi ragazzi a una classica summer school formativa oppure a un tradizionale scambio culturale, e invece è rimasta sorpresa dalla Mondialità: «Si aspettavano tutti noiose conferenze, dinamiche poco interattive, studio e domande dal posto… E invece qui, i protagonisti sono proprio loro! A questi ragazzi è offerta una grande possibilità!».
Magdalia che accompagna il gruppo del Messico sorride nel vedere come i suoi ragazzi giochino e scherzino con coetanei conosciuti poco prima: «Questo non è uno scambio culturale, è una scuola di rispetto, amore e libertà!».
Tutto questo però non si conclude al termine dell’estate: tornati a casa l’amicizia rimane e la magia della Settimana della Mondialità si sprigiona in tanti piccoli gesti quotidiani capaci di cambiare il mondo. Selfie di israeliani e palestinesi, foto e video postati da italiani e ugandesi, inviti per le prossime festività, lunghe mail di saluto, incontri via Skype, invio di piccoli doni, ma soprattutto una nuovo modo di guardare l’altro e interpretare l’attualità Tutto, ovviamente, nell’attesa della prossima edizione della Settimana della Mondialità.
«Questa esperienza può cambiare i cuori e le menti. Può cambiare la nostra vita e farci crescere riconoscendo le identità altrui e apprezzandone la diversità». Sono i ragazzi stessi che tra una risata e l’altra si trovano a confermare in modo semplice e diretto quanto questo incantesimo estivo sia reale.