L’Arte delle migrazioni

L’Arte delle migrazioni

“Main dans la Main – Un pre-testo d’Incontro” è un progetto nato grazie all’Università di Pavia con l’obiettivo di esplorare l’arte come mezzo per narrare la condizione migratoria, nel contesto dei Centri di accoglienza straordinaria del territorio pavese. Dal 25 al 28 ottobre in mostra al Palazzo del Broletto di Pavia

Nell’attuale contesto globale, la migrazione non rappresenta solo un movimento geografico, ma un atto profondamente umano e politico. Chi lascia la propria terra porta con sé un bagaglio composto da identità, storie personali, traumi e speranze. Una via preziosa per rileggere e trasformare queste esperienze, sia per i migranti che per le società che li accolgono, può essere l’arte. È in questa prospettiva che è nato il progetto “Main dans la Main – Un pre-testo d’Incontro”, un progetto nato grazie all’Università di Pavia e che si è proposto di esplorare l’arte come mezzo per narrare e risignificare la condizione migratoria, nel contesto dei Centri di accoglienza straordinaria del territorio pavese.

L’obiettivo di “Main dans la Main” è stato quello di creare uno spazio sicuro in cui i migranti potessero esprimere e rielaborare il proprio vissuto, utilizzando i linguaggi dell’arte. Il laboratorio si è articolato in diverse sessioni, ciascuna delle quali ha voluto affrontare un aspetto cruciale della migrazione: l’uso delle risorse locali del paese ospite, le incomprensioni culturali, l’identità, il sentimento religioso, i documenti burocratici e l’attesa del futuro. Questi temi sono stati esplorati non solo come esercizi creativi, ma come veri e propri percorsi di scoperta interiore, creando il contesto in cui ai partecipanti fosse permesso esprimere le proprie emozioni senza vincoli linguistici.

Uno degli elementi centrali del progetto è la scrittura asemica, una forma di scrittura che non segue una grammatica linguistica e che ha in sé il potenziale di esprimere sentimenti profondi, senza dover ricorrere al linguaggio verbale. Questo approccio, oltre a essere altamente creativo, ha anche un forte valore terapeutico: per coloro che hanno vissuto esperienze traumatiche, l’assenza di una struttura formale permette di far emergere e fluire nel gesto grafico emozioni che spesso non trovano una facile espressione con parole tradizionali. Il linguaggio asemico diventa, così, un ponte tra ciò che è indicibile e ciò che è visibile, offrendo ai migranti uno strumento per raccontare la propria storia in una forma che sfugge al controllo e alla rigidità dei sistemi burocratici che spesso regolano le loro vite.

Un momento particolarmente significativo è stato la sessione dedicata alla ricostruzione dei documenti burocratici. I partecipanti sono stati invitati a prendere quei documenti, che spesso rappresentano ostacoli e fonti di un peggioramento della qualità di vita, e a trasformarli in opera d’arte. Questo processo di de- e ri-costruzione ha permesso loro di riappropriarsi simbolicamente di una parte fondamentale della loro esistenza, conferendo un nuovo significato a ciò che li definisce in termini amministrativi. L’arte diventa, in questo contesto, un vero e proprio atto di r-esistenza: i documenti, che di norma controllano e limitano ogni aspetto della vita, vengono scomposti e rimodellati, restituendo un potere d’azione a chi li ha maneggiati.

Oltre all’aspetto individuale, l’arte è servita anche da mezzo per creare comunità. Durante le sessioni, i partecipanti hanno collaborato, realizzando un’opera collettiva in cui ogni contributo diventa parte di un tutto più grande. Questo processo rispecchia l’idea che l’opera finale, l’Opera Condivisa, non è solo l’oggetto fisico, ma la relazione stessa che si instaura tra i partecipanti. Nel progetto “Main dans la Main”, l’arte non è mai fine a sé stessa, ma rappresenta uno strumento per costruire legami, condividere esperienze e, soprattutto, riappropriarsi della propria identità in un contesto spesso disumanizzante.

Il valore di questo progetto va oltre la singola esperienza di laboratorio. Si inserisce in un discorso più ampio sul ruolo dell’arte nella migrazione come mezzo per ridefinire identità e ruoli. In un’epoca in cui la crisi migratoria viene spesso trattata in termini numerici e politici, “Main dans la Main” ha mostrato come l’arte possa offrire una lettura alternativa delle storie umane, più partecipativa e attenta alla dimensione personale.

In definitiva, il progetto ha dimostrato come l’arte possa diventare un potente strumento per rileggere e risignificare l’esperienza migratoria, dando voce a chi spesso è ridotto al silenzio. Nelle mani dei migranti, carta, penne, pennelli, creta e documenti diventano strumenti di riconquista della propria dignità, creando un linguaggio nuovo, che supera le barriere culturali e linguistiche. Questo percorso di accoglienza e integrazione ha sottolineato la centralità della persona, la dignità di ogni essere umano e l’importanza di costruire ponti tra culture diverse.

LA MOSTRA

La mostra sarà visitabile a Pavia dal 25 al 28 ottobre 2024 presso Spazio Urban Center al Palazzo del Broletto di Pavia, con il patrocinio del Comune di Pavia e altre istituzioni locali.