Il cardinale ha visitato a Gallarate la mostra Giusti dell’islam promossa dal Pime. «Il dialogo in Italia è difficile, perché oggi la gente vive di paure. Ma iniziative come questa aiutano a conoscersi davvero»
«Fate bene a impegnarvi con tenacia sulla via del dialogo, senza spaventarvi delle difficoltà. la gente oggi vive di paure, di episodi singoli amplificati dall’opinione pubblica; e invece bisogna portarli a conoscere le situazioni concrete, le persone di buona volontà». Ci ha detto questo ieri sera il cardinale Carlo Maria Martini, sulla nostra mostra Giusti dell’islam – promossa dal Centro Pime di Milano – che in questi giorni, su iniziativa delle Acli di Varese e della locale comunità islamica, fa tappa all’Aloisianum di Gallarate, la casa dei gesuiti dove l’arcivescovo di Milano oggi vive. La mostra Giusti dell’islam – realizzata in occasione della Giornata della memoria 2008 e da allora itinerante attraverso l’Italia – racconta le storie dimenticate di alcuni musulmani che salvarono alcuni ebrei durante la persecuzione nazista.
La salute precaria rende ormai rara la partecipazione del cardinale Carlo Maria Martini ad appuntamenti pubblici. Ma ieri sera ha voluto fare una piccola eccezione: è sceso a visitare i 25 pannelli della mostra – soffermandosi a leggerne alcuni – e ha portato un breve saluto durante la tavola rotonda organizzata in occasione dell’inaugurazione, che ha visto significativamente presenti, insieme al curatore Giorgio Bernardelli (giornalista di Mondo e Missione), Ibrahim Abd Annur della comunità islamica di Milano, e Daniele Nahum, della comunità ebraica di Milano.
Questo il testo integrale del saluto pronunciato dal cardinale Martini
«Ringrazio le Acli per aver organizzato questi incontri, ringrazio e saluto cordialmente tutti i presenti perché con la loro presenza qui anche loro tendono a essere dei Giusti: non ci occupiamo qui solo dei «Giusti», che sono stati riconosciuti tali per qualche impresa; ma anche del fatto che tutti abbiamo nel cuore questo desiderio che cresca il dialogo, che cresca la mutua comprensione, che si venga incontro alle situazioni difficili.
Io sono stato per ventidue arcivescovo a Milano e lì ho potuto portare avanti questo dialogo con grande desiderio, da tutte le parti. Poi sono stato sei anni a Gerusalemme e quindi anche là ho potuto vedere dal vivo le sofferenze, le difficoltà e anche alcune realizzazioni molto belle, molto importanti. Tra queste mi permetto di ricordarne una che cito sempre: si chiama Parents Circle – Families Forum, e sono persone che hanno avuto tra i loro parenti un lutto grave, una persona uccisa o per il terrorismo o per la guerra. E invece di pensare alla vendetta dicono: «se io soffro tanto, che cosa soffrirà uno dall’altra parte che ha la stessa sofferenza mia?». Quindi si cercano, si trovano, fanno dialoghi molto importanti sulla pace, sulla mutua comprensione. Questo l’ho potuto vedere a Gerusalemme e mi ha molto confortato, perché non partiva da una teoria teologica né musulmana, né cristiana, né ebraica, ma era proprio un approfondimento della natura della persona e quindi uno scambio. Quindi là ho avuto l’occasione di vedere parecchie cose.
Qui invece sono molto ritirato per cui non partecipo a iniziative di dialogo, stasera è un po’ eccezionale questa mia presenza, dato che siamo qui all’Aloisianum. Ma certamente in Italia è abbastanza difficile questo dialogo. Quindi voi fate bene a impegnarvi con grande tenacia e senza spaventarvi delle difficoltà. Perché la gente oggi vive facilmente di paure, di episodi singoli aumentati dall’opinione pubblica; e invece bisogna portarli a conoscere le situazioni concrete, le persone di buona volontà. E questi casi di persone che si sono dedicate con impegno a proteggere l’altro sono certamente molto significativi e molto importanti.
Quindi vi auguro ogni bene e buona riflessione in questo convegno».
cardinale Carlo Maria Martini