Dal 27 al 29 maggio in Vaticano si svolge il sesto congresso di Scholas Occurentes, la fondazione pontificia voluta da papa Francesco che promuove iniziative d’integrazione sociale e di incontro tra i ragazzi nel mondo e che segue l’idea del pontefice per cui senza educazione non si cambia il mondo.
«Tra l’università e la scuola. Un muro o un ponte». È questo il titolo provocatorio che fa da cornice al sesto congresso della Fondazione Pontificia Scholas Occurrentes che si tiene in questi giorni (dal 27 al 29 maggio) presso la Casina Pio IV in Vaticano e che si concluderà domenica con l’udienza dello stesso papa Francesco.
La Schola Occurrentes infatti è un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro i cui presupposti sono nati 16 anni fa a Buenos Aires nelle cosiddette «escuelas de vicinos» proprio su intuizione dell’allora arcivescovo Bergoglio che nel 2013, ormai da pontefice, decide di trasformare quelle scuole di quartiere in una fondazione pontificia per esportarle a livello mondiale. L’idea dell’associazione sponsorizzata dal futuro papa – che lavora con 430mila scuole pubbliche e private di tutte le confessioni religiose e laiche e che oggi è presente in 190 paesi – è quella di promuovere l’integrazione sociale e la cultura dell’incontro partendo dai giovani, passando dalle scuole e sfruttando l’arte, la tecnologia e lo sport.
Il progetto – che l’Onu ha applaudito definendolo la maggior rete scolastica del pianeta – vuole unire in un’aula virtuale giovani provenienti da luoghi ed esperienze diverse e abbattere ogni barriera, a livello di questa «classe globale».
Il convegno di questi giorni riunisce i rappresentanti di circa 40 università del mondo e si concentra sul pensiero educativo proposto da papa Francesco e sulla concretizzazione dei progetti promossi da Scholas. Tra questi spicca Scholas Social, la piattaforma per unire le istituzioni educative di tutti i Paesi e di ogni religione attraverso lo scambio di esperienze e progetti educativi, e il Scholas Ciudadanía Global, ovvero un’iniziativa per sviluppare con gli studenti delle scuole superiori di cinque continenti delle proposte concrete ai problemi e coinvolgerli nella lotta alle divisioni sociali. Le università firmeranno inoltre un documento d’impegno per una collaborazione con uno dei 500 progetti socio-educativi già attivi nella rete di Scholas, che sarà presentato al papa in occasione della cerimonia di chiusura. Si tratta di iniziative legate alla problematica dei rifugiati, alla mancanza di acqua potabile nelle scuole o ad altri tipi di limitazioni che necessitano accompagnamento. Il sogno è che questi 42 atenei si facciano carico di questa esperienza e costruiscano un ponte concreto con Scholas per 12 mesi.
Il direttore e fondatore di Scholas Ocurrentes, José María del Corral ha dichiarato a Radio Vaticana che tutto questo «sarebbe impossibile senza Francesco, che settimanalmente dedica attenzione ai progetti. Scholas è parte della sua vita quotidiana e la segue perché – come lui stesso ha detto – non è impegnato soltanto con la testa, “ma con tutto il mio cuore, con tutto quello che sono”». «Il Papa – ha poi aggiunto – crede infatti che se non cambiamo veramente l’educazione, non riusciremo a cambiare mai il mondo»