Come si passa il Natale in Camerun? Ce lo racconta Francesca Bellotta nella sua rubrica, che questo mese compie già un anno
Sembra impossibile che sia già passato un anno dall’inizio della piccola avventura di questa rubrica. Spero, oltre ad avervi fatto conoscere un po’ di quello che succede da queste parti, di avervi trasmesso con i miei racconti qualche emozione. Io devo ringraziare chi mi ha proposto di tenere questa rubrica, perché mi ha permesso di fermarmi a riflettere su quanto vivo qui ogni giorno.
Ormai il mio terzo Natale africano è alle porte. Ovviamente qui è tutto diverso rispetto a quello che viviamo in Italia: nessuna frenesia per i regali (e questo è positivo perché ti avvicina di più alla vera essenza di questa festa) e niente luminarie a ogni angolo, soprattutto qui, nei villaggi all’Estremo Nord del Camerun. La ricorrenza della nascita di Gesù bambino mi fa pensare ai tanti bambini che ci sono qui. Alla loro allegria, nonostante si trovino ad affrontare situazioni difficili sin dalla nascita, al loro voler essere semplicemente bambini, come gli altri in tutto il mondo. Non pensate che pecco di ingenuità, so bene che purtroppo ci sono piccoli che soffrono dovunque, chi per le guerre, chi per le malattie, anche nei Paesi più sviluppati. Sono dei lottatori instancabili che si aggrappano alla vita con tutte le loro forze. Ho visto bambini volare in cielo mentre altri, che pensavo non ce l’avrebbero fatta, guarire. Credo che senza la fede non riuscirei ad affrontare certe situazioni: quando uno di loro va in cielo soffri in un modo che è impossibile spiegare, ma la fede ti aiuta ad “accettare” e a trasformare il dolore in amore. Perché ci sono tantissimi bambini (anche quelli che ancora non parlano) che non chiedono altro che essere amati, ricevere un po’ di attenzioni, un sorriso. L’amore non è mai sprecato, amare ti dona amore. D’altronde Gesù non è forse nato perché Dio ci ama in modo talmente grande che non esiste unità di misura per misurarlo? Buon Natale e grazie per questo anno passato insieme.