Si moltiplicano le strutture ospedaliere colpite dai diversi schieramenti nelle aree di guerra. Il 15 marzo Medici senza frontiere promuove un evento a Roma in cui ne discuterà con un generale dell’esercito italiano.
Afghanistan, Siria, Yemen, Sud Sudan: dal Medio Oriente all’Africa si moltiplicano le strutture ospedaliere, gli operatori sanitari e i pazienti colpiti dai bombardamenti dei diversi schieramenti che si fronteggiano. Medici senza frontiere denuncia una prassi sempre più frequente, «una tragedia nella tragedia che, oltre a costituire un inaccettabile oltraggio al diritto umanitario internazionale e alle leggi di guerra, priva milioni di persone della possibilità di far ricorso a cure mediche» afferma Renzo Fricke, Coordinatore Operazioni in Afghanistan.
L’ultimo attentato di una lunga serie è avvenuto l’8 marzo contro l’ospedale Sardar Mohammad Daud Khan di Kabul. Un commando è entrato nell’ospedale, che si trova davanti all’ambasciata militare, e ha sparato per diverse ore, provocando almeno trenta morti e una sessantina di feriti. L’attacco è stato poi rivendicato dall’Isis.
«Per qualunque fede religiosa – ha dichiarato il presidente Ashraf Ghani – un ospedale è una zona di rispetto, immune da violenza. Quanto accaduto oggi è un attacco a tutto l’Afghanistan, la dimostrazione della totale assenza di rispetto di questa gente per i valori umani».
Ma non sono solo i terroristi a prendere di mira gli ospedali. In Yemen, per esempio, le strutture ospedaliere gestite da Medici senza frontiere sono state spesso colpite da bombardamenti dall’alto nonostante tutte gli schieramenti in conflitto ne conoscessero alla perfezione le coordinate.
Il 3 maggio 2016, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione 2286, condannando fermamente gli attacchi contro le strutture mediche ed esigendo che tutte le parti in conflitto rispettino pienamente i propri obblighi di diritto internazionale. Sollecitazioni che, a quasi un anno dalla risoluzione, sono rimaste inascoltate.
«Nonostante la recente risoluzione delle Nazioni Unite che chiede di porre fine agli attacchi contro le strutture mediche e nonostante le dichiarazioni di alto livello perché sia rispettato il Diritto Internazionale Umanitario, non sembra venga fatto nulla perché le parti coinvolte nel conflitto rispettino il personale medico e i pazienti – ha detto Teresa Sancristóval, responsabile dell’unità di emergenza in Yemen – senza azioni, questi gesti pubblici restano privi di significato per le vittime. Sia che si tratti di intenzionalità che di negligenza, tutto questo è inaccettabile».
Gli ospedali dove opera Msf spesso si trovano in aree dove nessun altro servizio sanitario è garantito. In Yemen ha riaperto nei giorni scorsi l’ospedale di ad Haydan, che era stato evacuato il 26 ottobre scorso dopo una serie di attacchi. È drammatica la testimonianza rilasciata a Radio Vaticana da Francesco Segoni, coordinatore di Msf nel Paese: «Il sistema sanitario nel è distrutto: persino a Sana’a, nella capitale, gli ospedali più grossi sono ormai completamente disfunzionali; non hanno più i mezzi e le risorse economiche; non possono pagare gli stipendi al personale, non possono procurarsi medicine, non hanno più antibiotici né medicine. Non hanno nemmeno l’energia per far funzionare l’ospedale. Immaginiamo che nelle regioni più povere e remote del Paese la situazione è veramente catastrofica. Anche un parto, anche il più banale dei problemi di salute, oggi può diventare una tragedia per la popolazione yemenita».
Per sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto sta accadendo, Medici senza frontiere organizza a Roma l’incontro “Ospedali sotto attacco: patologia di una guerra senza regole”, un dialogo tra l’organizzazione umanitaria e il generale Fabio Mini condotto da Lucia Annunziata per approfondire questo tema di drammatica attualità, inaccettabile oltraggio al diritto umanitario internazionale, proprio nel giorno del sesto anniversario del conflitto siriano. Saranno presenti esponenti del Ministero degli Affari Esteri, dell’Ordine dei Medici, della Rete Disarmo ed esperti di diritto internazionale.
L’incontro è aperto al pubblico, ma sarà anche possibile partecipare via streaming, su facebook o al link www.msf.it/dialoghi